Caffè Venezia, crescono i debiti

Il custode giudiziario: fornitori non pagati per 1 milione 700mila

PESCARA. Arrivano a 1 milione e 700mila euro i debiti delle varie attività della famiglia pugliese Granatiero nei confronti dei fornitori. E' la somma che l'amministratore giudiziario Saverio Mancinelli ha ricostruito nella sua relazione di 89 pagine inviata al giudice per le indagini preliminari Maria Michela Di Fine e al pm Gennaro Varone, il titolare dell'inchiesta insieme al procuratore capo Nicola Trifuoggi che, il 2 novembre, terminerà il suo mandato.

Mancinelli è stato custode giudiziario delle attività dal 12 settembre fino al 17 ottobre, giorno in cui il tribunale del Riesame ha accolto l'istanza presentata dagli avvocati dei fratelli Pasquale e Sebastiano Michele Granatiero indagati per riciclaggio disponendo il dissequestro per i due Caffè Venezia, per Piano Terra in corso Manthonè, per il panificio Piglia la Puglia, le quote societarie e i conti personali.

Alla fine del suo compito, il custode giudiziario ha messo a punto la documentazione intitolata «relazione gestionale e descrittiva» che riassume la situazione dei lavoratori, fa l'inventario delle attività e conclude con le condizioni finanziarie per la continuazione aziendale. La Granatiero Ristorazione, scrive Mancinelli, «ha verso i fornitori debiti di 500 mila euro, di cui 180 mila circa nei confronti della collegata Caffè Venezia e per il residuo nei confronti di numerosi creditori».

Poi, l'amministratore passa all'analisi debitoria di Caffè Venezia Srl, la società che ha la posizione deficitaria più forte. In questo caso, i debiti nei confronti dei debitori «ammontano contabilmente a 1 milione di euro», mentre la società Ad Maiora ha, per il custode giudiziario, debiti per 200 mila euro. «Da notare», scrive Mancinelli, «che si rileva contabilmente l'equivalente valore di 200 mila euro di soci e prelevamenti, ovvero di somme che la società avrebbe prestato ai soci, restando creditrice nei confronti di questi».

E' nelle conclusioni che l'amministratore giudiziario scrive che le attività non possono più continuare a sopravvivere perché, sempre secondo la relazione, gli incassi sono insufficienti a fronte della pesante situazione debitoria. E, prima di tratteggiare il futuro fosco delle attività in cui lavorano un'ottantina di dipendenti, Mancinelli fa una premessa sulle condizioni finanziare: «Le società risultano tutte dotate di autonomia giuridica. Tuttavia, da quanto osservato fino a oggi, sembra che possano unitariamente considerarsi come un gruppo, in quanto imprese collegate sul piano organizzativo e funzionale che perseguono finalità comuni loro impartite. In particolare», dice Mancinelli, «nel gruppo sembra configurarsi l'esistenza di una persona fisica (individuabile in Pasquale Granatiero) che svolge l'indirizzo, il controllo e il coordinamento delle società anche dove non assume la qualifica di legale rappresentante o non possiede un vero e proprio controllo di quote».

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