Caso Rigopiano, si discute dopo l’estate 

La protesta degli avvocati cancella la seduta del 25 giugno: slitta la decisione sulle presunte responsabilità dei 30 imputati

PESCARA. Per la proclamata astensione delle Camere Penali nazionali del 24 e 25 giugno prossimi, in relazione ai fatti accaduti a Verbania dopo il gravissimo incidente della filovia del Mottarone dove hanno perso la vita 14 persone, salterà l’udienza sulla tragedia di Rigopiano, fissata proprio al 25 giugno. Un nuovo stop, inatteso, che farà slittare l’udienza di alcune settimane, e che creerà sicuramente malcontento fra le numerosissime parti offese, e cioè i familiari delle 29 vittime di quel disastro che si verificò il 18 gennaio del 2017 quando l’hotel Rigopiano venne spazzato via da una valanga. L’astensione dei penalisti inciderà per forza di cose su questo delicato procedimento dove sono presenti circa 250 parti interessate tra imputati (sono 30), parti civili (circa 150) e naturalmente decine e decine di avvocati provenienti da diverse regioni italiane.
La protesta dell’avvocatura riguarda la decisione presa dal presidente del tribunale di Verbania che ha revocato l’assegnazione del fascicolo al giudice designato a suo tempo che si era espresso in maniera contraria alla convalida degli arresti dei presunti responsabili che erano stati scarcerati. «La gravità di quanto accaduto», si legge nella delibera dell’11 giugno scorso a firma del presidente l’Unione delle Camere Penali Italiane, l’avvocato Gian Domenico Caiazza, «deve essere denunziata da tutta l’avvocatura e da tutti coloro che hanno a cuore il rispetto delle regole atte a garantire la terzietà del giudice ed i diritti delle parti». Insomma, una sollevazione generale che si concluderà con una manifestazione nazionale a Roma per il 25 giugno prossimo. Una astensione che coinvolgerà molti degli avvocati presenti nel procedimento di Rigopiano che verrà dunque rinviato. Secondo la regola, i legali dovranno presentarsi in aula per annunciare o meno la loro adesione all’astensione a meno che decidano di delegare questa loro decisione a qualche collega di Pescara. Uno stop che arriva proprio nel momento più delicato del procedimento. Nell’ultima udienza c’era stato infatti un corposo deposito di consulenze da parte delle difese, preludio all’avvio della seconda e più importante fase che riguarda la scelta dei riti alternativi e quindi l’avvio della discussione da parte della pubblica accusa. L’udienza del 25 giugno sarebbe stata una sorta di snodo dopo il rinvio che il gup Gianluca Sarandrea aveva concesso proprio per consentire alle parti interessate di prendere visione di quell’abbondante deposito di documenti che riguardano gli aspetti più rilevanti del procedimento: dalla perizia delle difese sulle cause della valanga, sulla tanto discussa carta valanghe e sulla prevedibilità dell’evento, per arrivare alla questione legata alla gestione dell’emergenza. Se non ci fossero stati grossi problemi circa l'acquisizione di quelle consulenze, il giudice avrebbe proseguito per calendarizzare la discussione (partendo dalla requisitoria della pubblica accusa rappresentata dai pm Andrea Papalia e Anna Benigni), naturalmente dopo aver formalizzato le eventuali richieste di riti alternativi che si preannunciano piuttosto numerosi. Con questa astensione (peraltro non la prima nel cammino del procedimento Rigopiano davanti al gup) si dovrà fare, diciamo così, un passo indietro, nel senso che tutto quello che era in programma per il 25 giugno dovrà trovare spazio in un’altra data, presumibilmente a breve distanza, ma che comunque rischia di far slittare l’avvio della discussione a dopo le ferie estive.