Caso Straccia e scambio di persona La Procura interroga il pentito
L’uomo, tirato in ballo dopo un’intercettazione in carcere, è ritenuto dalla famiglia del ragazzo scomparso la chiave per far ripartire le indagini sull’ipotesi di omicidio. Ma ai magistrati ha parlato di altre inchieste
PESCARA. Si conoscerà fra qualche giorno la decisione del giudice Elio Bongrazio che dovrà esprimersi sull’ennesima opposizione all’archiviazione del caso Straccia che si è tenuta ieri in tribunale.
Parliamo del giovane studente universitario di Moresco (nelle Marche), Roberto Straccia, 24 anni all’epoca, scomparso da Pescara il 14 dicembre del 2011 in circostanze misteriose e ritrovato morto il 7 gennaio del 2012 nelle acque antistanti il litorale di Bari. La famiglia, con il suo legale, l'avvocatessa Marilena Mecchi, si è sempre opposta all’archiviazione del procedimento sostenendo che il loro figliolo venne ucciso, anche se per errore, dalla malavita calabrese.
Va detto subito che l’ultimo ricorso in Cassazione venne accolto dai giudici della Suprema Corte, ma per una questione squisitamente tecnica: il gip aveva archiviato senza svolgere il contraddittorio tra le parti. Ieri il legale della famiglia è tornato di nuovo sull'ipotesi dell’errore di persona, facendo al giudice una serie di richieste di approfondimenti e persino di competenza territoriale con L’Aquila.
Per capire bisogna però fare un passo indietro.
La questione dell’errore di persona venne fuori da una intercettazione ambientale in carcere tra un pentito e sua moglie. L’uomo sosteneva che Roberto sarebbe stato ucciso perché scambiato per il figlio di un criminale che andava “punito”. Va detto subito che questa ipotesi era circolata sin dalla prima archiviazione firmata dall’allora pm Giuseppe Bellelli che, comunque, aveva approfondito la questione nel 2016, ritenendola «priva del benchè minimo fondamento». Quando, dopo il ricorso in Cassazione, il fascicolo è tornato in procura, il procuratore Massimiliano Serpi e l’aggiunto Anna Rita Mantini, per sgombrare il campo da ogni possibile dubbio, avevano di nuovo fatto tutta una serie di accertamenti e verifiche investigative, partendo proprio dall’interrogatorio di quel pentito che venne intercettato in carcere.
«In quella intercettazione», sostiene l'avvocatessa Mecchi, «una settimana prima del ritrovamento del corpo di Roberto si parlava già di omicidio e di errore di persona. Per questo ho chiesto l’acquisizione di questa trascrizione, perché, secondo me, è clamoroso il fatto che, ancora non sapendo che fine avesse fatto Roberto, già si parlava di omicidio».
Il 25 luglio scorso, dunque, il pentito viene sentito di nuovo dai magistrati e durante l’interrogatorio non parla soltanto di Straccia, ma anche di altre questioni delle quali si stava occupando la Distrettuale antimafia dell’Aquila. Da qui la trasmissione del verbale all’Aquila: verbale che però non riguarda la morte di Straccia, ma altre indagini.
«Ho chiesto di trasferire il fascicolo a L'Aquila», sostiene invece il legale, «e ho chiesto al giudice di esprimersi sulla competenza, in quanto in quell’interrogatorio il pentito avrebbe fatto anche i nomi dei presunti responsabili di quell'omicidio».
Ma la questione, secondo la procura, non sta in questi termini in quanto il verbale trasmesso a L’Aquila riguarderebbe fatti diversi legati all’attività d’indagine della Dia sulla malavita organizzata. E se fosse veramente come sostiene il legale, a Pescara sarebbe stato aperto un fascicolo, con un presunto responsabile di omicidio per mano della malavita organizzata, e trasmesso a L'Aquila per competenza. Ma non c’è nulla di tutto questo, tanto che la competenza è rimasta a Pescara proprio perché, dalle indagini suppletive, non sarebbero stati trovati riscontri di nessun genere sull’ipotesi dell’omicidio e dell’errore di persona eseguito dalla malavita organizzata.
Quindi non resta che attendere la decisione del giudice Bongrazio che nel suo provvedimento dovrà spiegare nei dettagli l’accaduto.
Quella sera del 14 dicembre del 2011, Roberto era uscito dalla sua casa di Pescara, dove risiedeva per gli studi universitari, per andare a fare jogging e, stando a quanto scrisse il pm nella richiesta di archiviazione, lo studente potrebbe essere scivolato lungo il pontile del porto canale, dove fu ripreso l’ultima volta dalle telecamere della zona, o addirittura potrebbe essersi suicidato. Sta di fatto che il ragazzo morì per annegamento e sul suo corpo non furono trovati segni di violenza. Ieri in aula era presente anche Mario Straccia, padre di Roberto.
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Parliamo del giovane studente universitario di Moresco (nelle Marche), Roberto Straccia, 24 anni all’epoca, scomparso da Pescara il 14 dicembre del 2011 in circostanze misteriose e ritrovato morto il 7 gennaio del 2012 nelle acque antistanti il litorale di Bari. La famiglia, con il suo legale, l'avvocatessa Marilena Mecchi, si è sempre opposta all’archiviazione del procedimento sostenendo che il loro figliolo venne ucciso, anche se per errore, dalla malavita calabrese.
Va detto subito che l’ultimo ricorso in Cassazione venne accolto dai giudici della Suprema Corte, ma per una questione squisitamente tecnica: il gip aveva archiviato senza svolgere il contraddittorio tra le parti. Ieri il legale della famiglia è tornato di nuovo sull'ipotesi dell’errore di persona, facendo al giudice una serie di richieste di approfondimenti e persino di competenza territoriale con L’Aquila.
Per capire bisogna però fare un passo indietro.
La questione dell’errore di persona venne fuori da una intercettazione ambientale in carcere tra un pentito e sua moglie. L’uomo sosteneva che Roberto sarebbe stato ucciso perché scambiato per il figlio di un criminale che andava “punito”. Va detto subito che questa ipotesi era circolata sin dalla prima archiviazione firmata dall’allora pm Giuseppe Bellelli che, comunque, aveva approfondito la questione nel 2016, ritenendola «priva del benchè minimo fondamento». Quando, dopo il ricorso in Cassazione, il fascicolo è tornato in procura, il procuratore Massimiliano Serpi e l’aggiunto Anna Rita Mantini, per sgombrare il campo da ogni possibile dubbio, avevano di nuovo fatto tutta una serie di accertamenti e verifiche investigative, partendo proprio dall’interrogatorio di quel pentito che venne intercettato in carcere.
«In quella intercettazione», sostiene l'avvocatessa Mecchi, «una settimana prima del ritrovamento del corpo di Roberto si parlava già di omicidio e di errore di persona. Per questo ho chiesto l’acquisizione di questa trascrizione, perché, secondo me, è clamoroso il fatto che, ancora non sapendo che fine avesse fatto Roberto, già si parlava di omicidio».
Il 25 luglio scorso, dunque, il pentito viene sentito di nuovo dai magistrati e durante l’interrogatorio non parla soltanto di Straccia, ma anche di altre questioni delle quali si stava occupando la Distrettuale antimafia dell’Aquila. Da qui la trasmissione del verbale all’Aquila: verbale che però non riguarda la morte di Straccia, ma altre indagini.
«Ho chiesto di trasferire il fascicolo a L'Aquila», sostiene invece il legale, «e ho chiesto al giudice di esprimersi sulla competenza, in quanto in quell’interrogatorio il pentito avrebbe fatto anche i nomi dei presunti responsabili di quell'omicidio».
Ma la questione, secondo la procura, non sta in questi termini in quanto il verbale trasmesso a L’Aquila riguarderebbe fatti diversi legati all’attività d’indagine della Dia sulla malavita organizzata. E se fosse veramente come sostiene il legale, a Pescara sarebbe stato aperto un fascicolo, con un presunto responsabile di omicidio per mano della malavita organizzata, e trasmesso a L'Aquila per competenza. Ma non c’è nulla di tutto questo, tanto che la competenza è rimasta a Pescara proprio perché, dalle indagini suppletive, non sarebbero stati trovati riscontri di nessun genere sull’ipotesi dell’omicidio e dell’errore di persona eseguito dalla malavita organizzata.
Quindi non resta che attendere la decisione del giudice Bongrazio che nel suo provvedimento dovrà spiegare nei dettagli l’accaduto.
Quella sera del 14 dicembre del 2011, Roberto era uscito dalla sua casa di Pescara, dove risiedeva per gli studi universitari, per andare a fare jogging e, stando a quanto scrisse il pm nella richiesta di archiviazione, lo studente potrebbe essere scivolato lungo il pontile del porto canale, dove fu ripreso l’ultima volta dalle telecamere della zona, o addirittura potrebbe essersi suicidato. Sta di fatto che il ragazzo morì per annegamento e sul suo corpo non furono trovati segni di violenza. Ieri in aula era presente anche Mario Straccia, padre di Roberto.
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