Castelli e la ricostruzione: pronti i piani per l’Abruzzo

23 Settembre 2023

Il commissario che si occupa del Centro Italia spiega i progetti per la rinascita «Occorre rinnovare rispettando e puntando su parametri ed esigenze nuove» 

PESCARA. «La vera sfida da affrontare è questa: oltre alla ricostruzione fisica, ora dov'era e com'era, occorre rinnovare rispettando nuovi parametri e nuove esigenze». Ha tracciato il profilo della rinascita di una Regione, l'Abruzzo, colpita da ben due terremoti, in pochi anni, il commissario straordinario per la ricostruzione del Centro Italia, Guido Castelli. «La ricostruzione, quella del 2016 in particolare, ma anche del 2009, deve essere colta come un'occasione per rimettere in piedi le case e aggiornarle ai nuovi codici edilizi».
RICOSTRUIRE INNOVANDO. Dal palco dell'Abruzzo economy summit, il commissario Castelli ha parlato alla folta rappresentanza di istituzioni, imprenditori e rappresentanti del mondo dell'associazionismo, sottolineando la necessità «di fronte ad un mondo che chiede più efficienza energetica al patrimonio del costruito, ma anche più capacità e attitudini digitali, di ricostruire innovando. La nostra sfida», ha detto, «insieme alla Regione Abruzzo e a tutti gli enti locali che coadiuvano la struttura commissariale, è esattamente questo: innovare ricostruendo. Non è uno slogan, ma una pratica che stiamo esercitando». Oltre al digitale, le infrastrutture avranno una parte di primo piano nel futuro assetto della regione. «La precondizione per poter rilanciare socialmente ed economicamente l'Abruzzo, e quel Centro Italia che ha subìto l'offesa di due terremoti devastanti, sta ne renderlo meno isolato dal resto delle connessioni digitali e viarie».
IL PIANO DI SVILUPPO. «Con il supporto della Regione Abruzzo abbiamo elaborato un grande piano», ha annunciato Castelli, «per fare in modo che gli 8mila chilometri quadrati del cratere che corre da Fabriano fino all'Aquila, da Spoleto ad Ascoli Piceno, potesse consentire la "città in 15 minuti" ovvero la possibilità di spostarsi, in questa grande area dell'Appennino in maniera utile a non passare ore e ore nella macchina o nel treno. È una delle cose di cui vado più orgoglioso perché abbiamo ottenuto importanti finanziamenti, ma li abbiamo anche saputi spendere: 1 miliardo e 300 milioni su 2 miliardi e 800milioni in pochi mesi. Non è poco». Castelli ha lanciato un messaggio alla platea di istituzioni locali, imprenditori e rappresentanti delle associazioni «per fare dell'Abruzzo una regione competitiva, partendo proprio da questi nuovi elementi della ricostruzione. Il Trentino Alto Adige ha una percentuale di superficie montuosa superiore anche a quella del cratere», ha evidenziato il commissario, «perché secondo gli standard econometrici l'Alto Adige è uno dei driver di sviluppo più importanti d'Europa nonostante la montagna? Evidentemente, lì hanno saputo sviluppare una programmazione che non è limitata, ma valorizzata dalla montagna. Sono convinto che anche nell'entroterra abruzzese, sulla base di un modello di sviluppo preciso che parla ai servizi, alle imprese, alla semplificazione di cui hanno bisogno, all'accessibilità viaria e digitale, creare un sistema che può consentire all'Abruzzo, alle Marche, al Lazio e all'Umbria di poter competere senza considerare l'isolamento montano come un limite da cui è impossibile liberarsi».
TEMPI STRETTI PER IL PNRR. Antonio Misiani, senatore Pd e vice presidente commissione Bilancio ha sottolineato come «per la prima volta il problema non sono i fondi, ma come spenderli. L'Italia ha a disposizione 230 miliardi del Pnrr tra risorse europee e nazionali, 75 miliardi della programmazione 2021 - 2027: il problema è la capacità amministrativa per realizzare gli investimenti e fare le riforme del Pnrr. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza va attuato entro la metà del 2026, i tempi della programmazione europea sono più lunghi, ma abbiamo una grande opportunità che non possiamo sprecare». Rivolgendosi al ministro Fitto, Misiani ha detto: «Noi tifiamo per l'Italia, ma ci sono molte cose che non ci hanno convinto: la riforma della governance, che ha cambiato la catena di comando in corso d'opera, e la proposta di revisione del Piano che ha definanziato 17 miliardi di progetti, quasi tutti di competenza dei comuni, gettando i sindaci nell'incertezza: verranno bloccate decine di milioni di opere che potevano essere rapidamente cantierizzate». (m.p.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA.