CityModa senza agibilità, nove indagati

La procura accusa ex sindaco, proprietario del centro moda, collaudatore e tecnici
PESCARA. Uscite di sicurezza mancanti, collaudi sospetti, certificati di agibilità che sarebbero stati omessi: è un groviglio di permessi e di richieste quello che il giudice per le indagini preliminari Gianluca Sarandrea ricostruisce in una ventina di pagine dedicate all'inizio e alla conclusione dei lavori di CityModa a Santa Teresa di Spoltore. Dietro la nascita di quel centro ruotano una serie di figure, da amministratori a tecnici, finite nella seconda inchiesta di Spoltore che abbina presunte agevolazioni nell'apertura di CityModa a «favori e utilità», come le definisce il giudice per le indagini preliminari: sconti e agevolazioni da usare nella struttura, buoni spesa o nominativi da assumere.
NOVE INDAGATI. Dopo l'inchiesta chiamata «cabina di regia» focalizzata sull'urbanistica, le indagini del Corpo forestale coordinate dal Gennaro Varone mettono in discussione il centro della moda iscrivendo sul registro degli indagati 9 persone. Ci sono l'ex sindaco Franco Ranghelli, il titolare del centro Giancarlo Fiore e il comandante dalla polizia municipale di Spoltore Enrico Monaco accusati di corruzione. Ma ci sono anche altre 7 persone accusate di falso o di abuso d'ufficio perché, nel complesso e per il pm, avrebbero «falsificato verbali di sopralluogo», avrebbero «attestato falsamente la certificazione antincendio» oppure «omesso di effettuare i controlli». Nell'inchiesta, sono finiti anche due politici: il consigliere comunale di Pescara eletto nel Pdl oggi indipendente Nico Lerri e l'attuale segretario della Provincia Fabrizio Bernardini, all'epoca responsabile unico del procedimento, accusati ambedue di abuso d'ufficio. In quattro, ossia i tecnici Italo Agresta, Celso Ciavarelli, Giancarlo Scipione e Bruno Crocetta sono accusati di falso.
IL FAX IN COMUNE E' il 15 luglio 2008 quando la Fiore immobiliare presenta l'autorizzazione per realizzare un'attività di media distribuzione: CityModa a Spoltore. Un anno dopo, nel luglio 2009, il centro vede la luce e nel giorno previsto per l'apertura il direttore dei lavori invia al Comune un fax in cui ordina «di non aprire al pubblico e ai dipendenti in quanto la struttura è un cantiere aperto ed è carente di tutti gli adempimenti tecnico amministrativi necessari per la chiusura dei lavori». Ma il gip segnala: «Pur in assenza dell'agibilità, dei certificati antisismico e di collaudo e senza che le opere di urbanizzazione fossero terminate, CityModa apriva al pubblico senza effettuare la vendita di merce o somministrare alimenti». E' in quel lasso di tempo che affonda l'inchiesta in cui il gip ricostruisce tutte le presunte omissioni e le accuse di falso ai tecnici. C'è il nome di Ciavarelli che, per l'accusa, «attestava falsamente, nel collaudo del 16 luglio 2009 del piano interrato e del piano terra, l'esistenza della certificazione antincendio, in realtà redatta a ottobre, e la conformità delle opere realizzate al progetto». Eppure il gip scrive: «Mancavano la pavimentazione dei marciapiedi, le condotte fognarie in via Monte Velino, le uscite di sicurezza del parcheggio non erano ultimate e neanche agibili». Ancora: «Gli ascensori erano mancanti, il secondo parcheggio non era accessibile e al piano terra non tutte le uscite di sicurezza erano accessibili».
Bernardini, per la procura, avrebbe consentito, come viene chiamato, «un collaudo in proprio», «omettendo di dare corso alle procedure di collaudo e di aprire immediatamente al pubblico». Su quest'iter che il gip chiama, a un tratto, «un sistema con profili di irregolarità» avrebbe vigilato l'ex sindaco che non avrebbe «esercitato il suo potere inibitorio» mentre Lerri, per il pm, avrebbe condizionato Bernardini. Il gip ha rigettato le misure cautelari per Fiore e Ranghelli e ha detto no anche al sequestro di CityModa, ma il pm ha presentato ricorso al Riesame.
NOVE INDAGATI. Dopo l'inchiesta chiamata «cabina di regia» focalizzata sull'urbanistica, le indagini del Corpo forestale coordinate dal Gennaro Varone mettono in discussione il centro della moda iscrivendo sul registro degli indagati 9 persone. Ci sono l'ex sindaco Franco Ranghelli, il titolare del centro Giancarlo Fiore e il comandante dalla polizia municipale di Spoltore Enrico Monaco accusati di corruzione. Ma ci sono anche altre 7 persone accusate di falso o di abuso d'ufficio perché, nel complesso e per il pm, avrebbero «falsificato verbali di sopralluogo», avrebbero «attestato falsamente la certificazione antincendio» oppure «omesso di effettuare i controlli». Nell'inchiesta, sono finiti anche due politici: il consigliere comunale di Pescara eletto nel Pdl oggi indipendente Nico Lerri e l'attuale segretario della Provincia Fabrizio Bernardini, all'epoca responsabile unico del procedimento, accusati ambedue di abuso d'ufficio. In quattro, ossia i tecnici Italo Agresta, Celso Ciavarelli, Giancarlo Scipione e Bruno Crocetta sono accusati di falso.
IL FAX IN COMUNE E' il 15 luglio 2008 quando la Fiore immobiliare presenta l'autorizzazione per realizzare un'attività di media distribuzione: CityModa a Spoltore. Un anno dopo, nel luglio 2009, il centro vede la luce e nel giorno previsto per l'apertura il direttore dei lavori invia al Comune un fax in cui ordina «di non aprire al pubblico e ai dipendenti in quanto la struttura è un cantiere aperto ed è carente di tutti gli adempimenti tecnico amministrativi necessari per la chiusura dei lavori». Ma il gip segnala: «Pur in assenza dell'agibilità, dei certificati antisismico e di collaudo e senza che le opere di urbanizzazione fossero terminate, CityModa apriva al pubblico senza effettuare la vendita di merce o somministrare alimenti». E' in quel lasso di tempo che affonda l'inchiesta in cui il gip ricostruisce tutte le presunte omissioni e le accuse di falso ai tecnici. C'è il nome di Ciavarelli che, per l'accusa, «attestava falsamente, nel collaudo del 16 luglio 2009 del piano interrato e del piano terra, l'esistenza della certificazione antincendio, in realtà redatta a ottobre, e la conformità delle opere realizzate al progetto». Eppure il gip scrive: «Mancavano la pavimentazione dei marciapiedi, le condotte fognarie in via Monte Velino, le uscite di sicurezza del parcheggio non erano ultimate e neanche agibili». Ancora: «Gli ascensori erano mancanti, il secondo parcheggio non era accessibile e al piano terra non tutte le uscite di sicurezza erano accessibili».
Bernardini, per la procura, avrebbe consentito, come viene chiamato, «un collaudo in proprio», «omettendo di dare corso alle procedure di collaudo e di aprire immediatamente al pubblico». Su quest'iter che il gip chiama, a un tratto, «un sistema con profili di irregolarità» avrebbe vigilato l'ex sindaco che non avrebbe «esercitato il suo potere inibitorio» mentre Lerri, per il pm, avrebbe condizionato Bernardini. Il gip ha rigettato le misure cautelari per Fiore e Ranghelli e ha detto no anche al sequestro di CityModa, ma il pm ha presentato ricorso al Riesame.
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