Corruzione, carabiniere a giudizio «Spesa gratis per anni nei negozi» 

In servizio a Città Sant’Angelo, si recava in divisa e con l’auto di servizio a prendere cibo e bevande La procura ipotizza possibili controlli sulle attività commerciali per evitare di pagare la merce

PESCARA. Andava a fare la spesa in divisa e con l'autovettura di servizio, ma senza pagare. E' finito così nei guai Salvatore Bunone, un appuntato dei carabinieri che all'epoca dei fatti era in servizio a Città Sant'Angelo, e che ora il gup Elio Bongrazio ha rinviato a giudizio con le pesantissime accuse di corruzione e peculato.
Insieme a lui, sotto inchiesta, erano finiti anche i due titolari degli esercizi dove il militare si riforniva gratuitamente: Alessio Di Nicolantonio, titolare del "Martina Caffè" di Montesilvano, e Cesare Cilli, titolare del ristorante Margherita sempre di Montesilvano.
Il primo ha scelto la strada della messa in prova che dovrà sostenere per 9 mesi per poi tornare davanti al giudice; il secondo è stato invece rinviato a giudizio insieme al carabiniere e tutti e due dovranno presentarsi adesso davanti al tribunale il 21 aprile prossimo per la prima udienza del processo. Una vicenda piuttosto singolare, diciamo così, che venne segnalata in procura dagli stessi carabinieri che forse avevano ricevuto qualche lamentela direttamente o indirettamente ma mai ufficiale, e avevano quindi deciso di approfondire la questione. Sta di fatto che questa spesa gratuita da parte dell'appuntato sarebbe andata avanti per anni: dal 2015 al 2017 secondo l'accusa.
E nell'ultimo periodo sarebbe anche aumentata notevolmente la frequenza delle sue visite ai commercianti, arrivando a toccare le tre volte alla settimana.
Il militare, scrive la procura (l'inchiesta venne avviata dal pm Rosaria Vecchi e poi venne ereditata dal sostituto Anna Benigni che ha sostenuto l'accusa davanti al gup), «indossando la divisa, durante l'orario di servizio, con la macchina con i colori di istituto, si recava negli esercizi commerciali a prelevare cibi e bevande da asporto senza corrispondere prezzo, inducendo i titolari a effettuare gratis le relative consegne paventando tacitamente eventuali ripercussioni (controlli) sulla loro attività commerciale in ragione della propria qualifica professionale e del luogo ove tale ufficio veniva svolto, cioè la locale stazione dei carabinieri».
L'inchiesta non ha però chiarito il perché di queste gratuite "acquisizioni" di merci. Il peculato contestato riguarda naturalmente l'utilizzo dell'auto di servizio e del carburante. «Per fini esclusivamente personali», scrive la procura, «si recava nei ristoranti Margherita e Bistrot Martina carburanti per prelevare le vettovaglie che poi andava a scaricare nella propria abitazione, nonché per andare a fare la spesa di generi alimentari nell'esercizio commerciale Discount carni di via Verrotti a Montesilvano».
E i due titolari degli esercizi commerciali imputati sono finiti sotto inchiesta per concorso nella corruzione in quanto «consegnavano regolarmente cibi e bevande all'appuntato che si presentava in divisa, tacitamente rimarcando il proprio ruolo e così paventando possibili controlli e ripercussioni sulla loro attività commerciale».
Ora sarà il processo a chiarire forse il motivo di questo silenzio dei commercianti.