L'abbraccio del popolo pentastellato al vicepremier

ABRUZZO VERSO IL VOTO 1

Di Maio carica i suoi: «M5S contro tutti» 

Pescara, piazza Salotto gremita per il comizio del ministro

PESCARA. «In Abruzzo si deve votare il prima possibile, non facciamo giochini del tipo che aspettiamo che la giunta delle autorizzazioni e delle elezioni del Senato metta la pratica in fondo al cassetto per poi arrivare alla primavera perché un presidente di Regione che fa anche il senatore è difficile che faccia bene entrambe le cose». Così il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, incalza il presidente-senatore Luciano D’Alfonso sia a margine dell’incontro di ieri sera e sia sul palco di piazza Salotto, a Pescara, allestito per snocciolare i dettagli del decreto Dignità alle migliaia di cittadini presenti.

Luigi Di Maio sul palco di piazza Salotto

Probabilmente tralasciando che la Giunta delle elezioni, in realtà, si è già espressa sull’incompatibilità tra le due cariche, fissando il termine di tre giorni per l’esercizio del diritto di scelta, Di Maio dalla piazza di Pescara torna a sollevare la questione della doppia carica rivestita da D’Alfonso. Fa soltanto un cenno, invece, alle polemiche in seno al movimento pentastellato sollevate all’indomani del rinvio delle Regionarie del Movimento 5 stelle. «Dobbiamo capire prima di tutto quando si va a votare in Abruzzo», sottolinea il vicepremier prima di iniziare il suo intervento, «se non lo capiamo, le regionarie secondo me sono premature. Intanto stiamo facendo degli accertamenti su qualcuno che ha partecipato alla regionarie e per questo le abbiamo dovute rinviare».
Il riferimento è al consigliere regionale Pietro Smargiassi, sfidante numero uno di Sara Marcozzi, escluso dalla competizione tra lo sconcerto degli attivisti locali. Ieri sera, tuttavia, tra i due è stata ufficialmente suggellata la pace proprio sul palco di Pescara, a una manciata di minuti dall’arrivo di Di Maio. «Sara Marcozzi è la mia candidata presidente della Regione», ha detto Smargiassi prima che l’obiettivo dei fotografi immortalasse i due mentre si abbracciavano amichevolmente.
L’intero incontro, poi, è andato avanti per circa due ore, toccando uno alla volta tutti i temi più cari al dibattito pentastellato: il lavoro, l’abolizione dei vitalizi, le pensioni d’oro, i voli di Stato e la rottamazione del cosiddetto “Air Force Renzi”. Prima del leader politico dei 5 stelle hanno preso la parola anche i consiglieri del Comune di Pescara Massimiliano Di Pillo e Erika Alessandrini, quest’ultima la più accreditata per la corsa alla poltrona di primo cittadino di Pescara dopo il passo indietro di Enrica Sabatini (l’unica della squadra locale pentastellata assente ieri all’iniziativa), i consiglieri regionali Marcozzi e Domenico Pettinari, i parlamentari Gianluca Castaldi e Gianluca Vacca, nella sua prima uscita a Pescara nella veste di sottosegretario ai Beni culturali, e Daniele Del Grosso.
In piazza diverse migliaia di cittadini che hanno mostrato, orgogliosi, i cartelli “Bye bye vitalizi” e i palloncini bianchi e azzurri a forma di aeroplano “Air force Renzi”. Tra loro anche Silvio Buttiglione, l’ex imprenditore di Montesilvano che ha perso la sua casa all’asta, il cui caso in passato aveva portato in città anche Beppe Grillo.
«Ho scelto Pescara per parlare del decreto dignità», ha esordito Di Maio, «e voi stasera siete venuti qui senza che ci fosse nessuna elezione. Non riusciremo a risolvere tutti i problemi subito, ma vi assicuro che nelle piazze ci saremo sempre. Non ci dimenticheremo mai di chi siamo e di come siamo arrivati qui, soltanto grazie a voi che ci avete sostenuto». «Vi posso dire che era proprio come pensavamo noi», prosegue il ministro del Lavoro tra i boati della folla, «è una balla che una volta al Governo le cose non si possono fare. Si possono dismettere gli aerei di Stato e risparmiare 150 milioni, si possono abolire i vitalizi alla Camera e risparmiare altri 300 milioni, presto lo faremo anche al Senato e porteremo a casa altri 100 milioni. Poi passeremo alle pensioni d’oro, all’abolizione degli enti inutili, agli sprechi ai ministeri e alle Regioni, alle banche e ai petrolieri».
«Quello che vi abbiamo promesso di fare lo faremo», conclude Luigi Di Maio, «ci sono tutte le condizioni per poter realizzare il grande il programma che vi abbiamo promesso».
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