Diga foranea, lavori ancora fermi a Pescara ultimatum al ministero

Il comandante Moretti scrive ai vertici del Consiglio superiore dei lavori pubblici: "Sono scaduti i termini per esaminare il progetto, l’intervento deve partire"

PESCARA. La Capitaneria di porto lancia una sorta di ultimatum al ministero per sbloccare i lavori di apertura della diga foranea attesi da mesi. Lavori che sarebbero dovuti partire, secondo le previsioni di Regione e Comune, il 18 ottobre scorso. Invece, è ancora tutto fermo, perché i tecnici del ministero non hanno ancora esaminato il progetto.

Ma quella lettera che il comandante Enrico Moretti ha inviato al Consiglio superiore dei lavori pubblici, organo del ministero delle Infrastrutture, potrebbe sbloccare l’appalto. Il responsabile della Capitaneria sostiene che i 45 giorni, previsti dalla legge per consentire al dicastero di esaminare tutta la documentazione riguardante i lavori di apertura della diga, sarebbero già scaduti. «In caso di mancata pronuncia su di esso», scrive Moretti, «il parere di codesto Consiglio superiore debba intendersi “reso in senso favorevole”».

Insomma, a suo dire scatterebbe il silenzio assenso che consentirebbe alla Regione di poter avviare i lavori anche senza il parere formalmente espresso dal dicastero. «Il termine suindicato», si legge ancora, «appare già decorso, in quanto gli approfondimenti richiesti con la nota del 15 gennaio 2016 sono stati trasmessi dalla scrivente...Questa Capitaneria di porto, ferma restando la previsione di legge, ritiene ricorrenti motivi di opportunità e di buona amministrazione e di interesse pubblico per considerare il parere di competenza di codesto Consiglio “reso in senso favorevole”». Perciò, a detta della Capitaneria, superato questo ostacolo l’amministrazione regionale potrebbe già riunirsi per dare il via libera definitivo ai lavori, dal costo di circa 3 milioni, per aprire la diga foranea considerata responsabile dell’inquinamento della riviera nord di Pescara.

Ed è ciò che ricorda Moretti nella lettera indirizzata al ministero. «La distanza dalla costa della diga foranea frangiflutti», afferma, «così com’è ora rimanda le acque del fiume Pescara sotto costa e ciò, a causa della loro scarsa qualità, incide in maniera determinante sulla balneabilità delle acque marine». «La situazione di crisi complessiva del porto di Pescara è tale», conclude il comandante, «che solo l’approvazione del Piano regolatore portuale costituirebbe la linea di demarcazione fra la vita e lo sviluppo di tutte le attività dirette e/o indotte che gravitano intorno al porto. In caso contrario, la persistente situazione di stallo e paralisi comporterebbe la perdita di occasioni non più ripetibili e, di fatto, la morte del porto».

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