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Donna scomparsa, la procura riapre l’inchiesta

Silvana Pica è sparita nel 2012, fissati gli interrogatori di familiari e testimoni. Già sentito il cognato Marcello Berghella

PESCARA. Con una strambata che sa tanto di colpo di spugna sulle convinzioni passate, la procura ribalta le sue stesse conclusioni, avvicenda il timone dell'inchiesta, sostituisce il braccio operativo investigativo e illumina di nuova luce uno dei casi di scomparsa più avvolto da ombre degli ultimi anni. Con una mossa a sorpresa - non innescata da esposti, ma alimentata da dubbi sul reale patrimonio della vittima, possibile movente per una mente ingolosita - la magistratura riapre il fascicolo sulla sparizione di Silvana Pica, la 57enne traduttrice della Provincia sparita nel gennaio del 2012, ex moglie del medico e già politico di Forza Italia Vincenzo Berghella.

Ci pensa il pm Annarita Mantini - con la squadra mobile a supporto - a ereditare e prendere in carico un fascicolo traghettato rapidamente verso l'archiviazione come spesso capita nei casi di adulti scomparsi, magari in cura come Silvana, affetta da un disturbo bipolare. Un'inchiesta che riparte sotto traccia, con i primi interrogatori già effettuati - come quello due sere fa di Marcello Berghella, sentito in qualità di testimone, o quello a Varese dell'investigatore Ezio Denti - ma con l'obiettivo di arrivare a fare chiarezza sulla fine di una donna che aveva interrotto le cure appena prima di sparire, ma con tutt'altro obiettivo che togliersi la vita, spinta com'era dal legame in fieri con il figlio Lorenzo, oggi 29enne avvocato, con il quale il rapporto, a causa di un matrimonio naufragato troppo presto, non era mai decollato.

Una sorta di Silvana Pica atto secondo, viziato comunque dalla falsa partenza dell'inchiesta precedente guidata da Valentina D’Agostino, a causa dell’handicap dei 10 giorni intercorsi tra la sparizione e la denuncia del figlio, tempo più che sufficiente per inquinare eventuali prove o per far sparire tracce nella stanza di lei in viale Marconi. Un mistero reso più fitto da un labbro tumefatto, quello con cui Silvana si presentò a casa della suocera, in via De Amicis la sera del 17 gennaio 2012 prima di sparire nel nulla procedendo a piedi con il suo trolley in direzione monti; ma soprattutto da un corpo mai saltato fuori, se davvero finito in mare, come farebbe intuire la borsa ripescata due mesi dopo al largo di Termoli.

Suicidio o messinscena? Gli investigatori provano a dipanare la matassa, passando al setaccio tabulati telefonici e testimonianze già rese ai carabinieri, o da riacquisire: dalla famiglia Berghella a Egle Pica, sorella della traduttrice, dalle romene che dividevano con Silvana l'appartamento alla dottoressa che con tanta premura l'assisteva e che per prima si preoccupò di lei che non si era presentata all'incontro fissato la mattina del 18.

L’inchiesta riparte da qua, in salita modello Tourmalet, come da tradizione nelle ricerche degli scomparsi affidate alla Mobile, già messa a dura prova dall'omicidio insoluto di Donatella Grosso, 20 anni a luglio.

Per Silvana il fascicolo riporta la dicitura di partenza, quella di semplici "atti relativi" alla sua sparizione, e dunque senza indagati, eppure pronto a cambiare forma, con l'iscrizione di un'ipotesi di reato, se le indagini virassero verso una verità differente da quella - scontata e incompiuta - sigillata finora dalla giustizia.

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