E gli hacker interrogati per ore Prime ammissioni: «Un sistema mosso da una mano oscura»
Uno di loro: «C’è un livello superiore, ora ho paura per me e la mia famiglia» Domani il caso arriva al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica
MILANO. Con il primo giro di interrogatori la Dda di Milano e la Dna stanno raccogliendo le prime ammissioni e una serie di elementi sull’attività della presunta rete di cyber-spie che avrebbe avuto come base gli uffici della Equalize, la società di investigazione di Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera che si è autosospeso in quanto indagato, e amministrata dall’ex superpoliziotto Carmine Gallo, agli arresti domiciliari dallo scorso 25 ottobre.
Tra lunedì e ieri il pubblico ministero Francesco De Tommasi, titolare del fascicolo assieme al collega Antonio Ardituro, e i carabinieri del Nucleo investigativo di Varese hanno interrogato Samuele Abbadessa, uno dei «tecnici» del gruppo, e Massimiliano Camponovo, pure lui ai domiciliari che, cinque giorni fa, davanti al gip Fabrizio Filice, aveva parlato di «una mano oscura che muove questo sistema». Il primo sarebbe entrato nei dettagli delle operazioni, cercando, comunque, di delineare un suo ruolo secondario nel sistema di dossieraggio in cui, è l’ipotesi, ci sarebbe stato l’accesso abusivo e diretto anche allo Sdi e alla banca dati dell'Agenzia delle entrate. Un sistema che, grazie a una speciale piattaforma chiamata Beyond, «sfornava» relazioni che non destavano alcun sospetto.
Tanti sono stati i clienti che si sono rivolti alla presunta associazione per delinquere, ignari di quello che stava dietro ai report, tra cui importanti studi legali e società, ma non Esselunga come era stato scritto nei giorni scorsi. Invece, tutti coloro che, risulta dalle carte, avrebbero chiesto attività illecite, come inserire un trojan nei telefoni o nei pc, sono tra le oltre 60 persone iscritte nel registro degli indagati. Camponovo, amministratore unico della Mercury advisor, una delle società che lavorava in tandem con Equalize, ha reso un lunghissimo interrogatorio. Nel faccia a faccia con il pm, cominciato attorno a mezzogiorno e andato avanti fino a sera, avrebbe chiarito il suo ruolo, peraltro descritto nelle carte dell’inchiesta, di tecnico addetto, principalmente, alla esfiltrazione e gestione delle informazioni Sdi e al loro inserimento, di norma «mimetizzato», nei report che anche lui redigeva e che contribuiva a realizzare. C’era un «livello superiore», rispetto a Gallo e al gruppo della Equalize di Pazzali, c’erano «varie dinamiche interne ed esterne che hanno condizionato l’attività della società», è quanto avrebbe detto Camponovo. Ha spiegato i motivi della «paura» per sé e per i suoi familiari e chiarito il senso di quella «mano oscura che muoveva il sistema», facendo riferimento appunto a un «livello superiore».
Mentre per domani è attesa l’audizione al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir) del procuratore di Milano Marcello Viola, oggi dovrebbe essere interrogato Giulio Cornelli, altro hacker che ha già annunciato di voler collaborare alle indagini, come Camponovo che ha chiesto lui stesso di essere ascoltato. Intanto dalle carte emergono altri particolari della vicenda in cui sono parecchi migliaia gli spiati: in un’intercettazione del gennaio 2023 tra Calamucci e uno degli informatici della rete vengono a galla le ricerche sul presidente della Lombardia Attilio Fontana, sull’ex assessore lombardo Stefano Bolognini, leghista, e su Letizia Moratti, ex assessore e candidata alle scorse Regionali. Ricerche spesso fatte dallo stesso Pazzali per ragioni di carriera e di «poltrone» ma che, come lasciano intendere alcune conversazioni, potrebbero essere arrivate anche da «quella mano oscura» di cui ha parlato Camponovo. E che fa pensare a presunti contatti esterni, «con gli israeliani», di cui molto si parla negli atti, e con agenti in servizio o ex funzionari dei servizi segreti su cui sono in corso accertamenti che al momento non hanno trovato riscontri.
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