Emiliano: «Non siamo il partito di banchieri, petrolieri e finanzieri»

Il governatore della Puglia a Pescara lancia la scalata al Pd e a Renzi «Ricostruire l’idea dell’Ulivo che ci ha portato due volte al governo»

«Dovremmo essere gli eredi di Aldo Moro, Amintore Fanfani e Giuseppe Di Vittorio, invece, in questi ultimi anni, è successo che il Pd si sia trasformato in un partito amico di petrolieri, banchieri, finanzieri e golfisti». La bordata al segretario uscente Matteo Renzi, il governatore della Puglia e candidato alla leadership del Partito democratico, Michele Emiliano, la lascia partire da Pescara. Dove lo sfidante dell’ex premier alle prossime primarie del 30 aprile, accompagnato dal deputato abruzzese Antonio Castricone, dal sindaco di Francavilla Antonio Luciani e dal consigliere comunale e capogruppo di Chieti per Chieti Luigi Febo, ha tenuto una conferenza stampa in Piazza Salotto. Prima di ribadire il concetto nel corso della diretta Facebook organizzata nella redazione del Centro.

Presidente Emiliano, cosa rimprovera al «nulla lucente del renzismo» come lei stesso lo ha definito?

«Il fatto che la comunicazione politica ha finito per prevalere sul contenuto. E che lo sbandierato giovanilismo al potere si è risolto nello sfoggio di vestiti alla moda. Il risultato sono mille giorni di grandi fallimenti. Per non parlare del forsennato ricorso alla fiducia per far approvare i provvedimenti che stavano a cuore al governo Renzi con l’effetto di sequestrare la democrazia all’interno del Pd».

Quando parla di fallimenti a cosa si riferisce?

«Penso, ad esempio, alla legge elettorale - l’Italicum - puntualmente smontata dalla Corte costituzionale».

Ma non c’è proprio nulla da salvare del governo Renzi?

«Ci sono state, indubbiamente, parentesi positive. Come le leggi sulle unioni civili e quella contro il caporalato. Per il resto, constato che su grandi temi, come la scuola e il lavoro, il Pd di Renzi si è fatto dettare le ricette da poteri esterni al partito. In questo modo l’attuale segretario e il suo cerchio magico si sono rivelati dei grillini formidabili: con le loro scelte hanno aiutato il Movimento 5 Stelle a diventare il primo partito italiano».

Se lei diventasse segretario del Pd sarebbe ipotizzabile un’alleanza con il Movimento 5 Stelle?

«Discuterne in questo momento è prematuro. Ne ho parlato per sottolineare l’esistenza di un dialogo con il mondo del M5S. La nostra mozione, invece, mira innanzitutto ad un obiettivo: liberare il Pd dalla paura. Si sono tolti dai piedi galantuomini come Roberto Speranza ed Enrico Rossi. Hanno dato del vigliacco ad alcuni nostri esponenti solo perché in dissenso con la linea del segretario. Alcuni sono stati oggetto di un vero e proprio mobbing parlamentare».

Torniamo alle alleanze: con la legge elettorale partorita dalla Consulta nessuno avrebbe la maggioranza. Come ne uscirebbe un eventuale Pd a guida Emiliano?

«Ricostruendo l’idea dell’Ulivo che ha permesso al centrosinistra di andare al governo del Paese per due volte. Con un premio di maggioranza al 40%, del resto, è inevitabile. Il Pd deve tornare ad essere il partito della sinistra progressista europea. Il partito che sta dalla parte dei deboli. Invece, negli ultimi tempi, abbiamo preso la cattiva abitudine di frequentare petrolieri, banchieri, finanzieri e golfisti, interessati solo a qualche modifica, nel proprio interesse, delle norme dello sblocca Italia».

In piazza Salotto non si poteva non notare l’assenza del suo collega governatore dell’Abruzzo, Luciano D’Alfonso. Dispiaciuto?

«Ovviamente sì. Ma capisco che un presidente di Regione debba tenere rapporti istituzionali con il governo centrale nell’interesse del proprio territorio. Ciò detto, la mia amicizia con D’Alfonso resta intatta. Anche se, questo episodio, è indicativo anche di un’altra questione che, in questi giorni di campagna per le primarie, sta emergendo con evidenza».

E quale sarebbe?

«La nostra piattaforma si chiama Resistenza e non è un caso. Perché ci stiamo battendo anche per tutti coloro che, dentro al partito, non sono potuti venire qui stamattina (ieri, ndr) per ragioni di responsabilità istituzionale pur sostenendo la nostra mozione in maniera clandestina. Purtroppo nel Pd sta capitando anche questo. Ci sono persone che hanno paura di sostenere un uomo come me che rappresenta un pezzo stesso del Partito democratico».

Durante il suo tour nel Pescarese ha visitato il sito contaminato di Bussi. Come potrebbe Emiliano segretario del Pd aiutare a risolvere una vicenda dai contorni drammatici per lo stato dei luoghi e la salute degli abruzzesi?

«Penso di essere la persona più indicata. Ricordo che, da sindaco, ho abbattuto Punta Perotti e che ho combattuto in prima linea per il referendum contro le trivelle in mare. Con lo stesso impegno mi attiverò anche per la bonifica di Bussi. Io, del resto, non ho rapporti con i petrolieri come certa parte del Pd».

I sondaggi danno Renzi vincitore alle prossime primarie del 30 aprile. Le va di azzardare un pronostico?

«Sembra la riedizione del leggendario 60% di Renzi. Poi abbiamo visto come è andata a finire col referendum costituzionale: una debacle. Al popolo del centrosinistra dico che il 30 aprile, con due euro, hanno la possibilità di cambiare la storia. Non solo del Pd, ma soprattutto dell'Italia».