Escort uccisa a Francavilla, lesioni alla carotide

30 Dicembre 2011

Il legale della famiglia: vogliamo sapere quanto è durata la sua agonia

FRANCAVILLA. Quanto è durata l'agonia di Silvia Elena Minastireanu? È questa la domanda che più di ogni altra tormenta la famiglia della giovane romena uccisa nel suo appartamento di via Monte Sirente, a Francavilla, da Luca D'Alessandro, studente di Chieti. A rispondere sarà il medico legale Cristian D'Ovidio nella relazione che presenterà agli inquirenti. La ricostruzione di quanto accaduto avviene attraverso le lesioni accertate all'interno del collo.

La morte della ragazza di venti anni, da due in Abruzzo, potrebbe essere stata preceduta da un'agonia di pochi istanti o di diversi minuti, anche tre o quattro. Le mani del suo assassino strette intorno al collo hanno creato delle lesioni che analizzate a livello microscopico potrebbero fornire risposte utili all'inchiesta. A livello del collo la costrizione ha interessato anche carotide, giugulare e nervo Vago, e ha determinato il decesso di Silvia Elena Minastireanu.

Per saperne di più bisognerà attendere l'esito degli esami sui prelievi istologici. L'anatomopatologo ha 60 giorni di tempo dall'autopsia per depositare la relazione. «Ma io cercherò di fare prima», ha detto il medico legale Cristian D'Ovidio che ha eseguito l'esame autoptico, «anche se ci sono tempi tecnici legati a determinati accertamenti che devo eseguire. Poi verranno forniti tutti gli elementi utili agli inquirenti, ai legali della famiglia e alla difesa».

La famiglia ha già nominato un consulente di parte, il medico legale Luigi De Pascalis, e ha preso contatti anche con uno psicologo forense. «A noi interessa sapere quanto è durata l'agonia di Silvia Elena e come si sono svolti i fatti», ha detto l'avvocato Monica Passamonti, nominata dalla zia di Silvia Elena e dai genitori, «quello che la giovane faceva della sua vita, ovvero la prostituta, non deve spingere fuori strada, qui abbiamo una ragazza uccisa da un coetaneo, e la verità deve emergere».

Per quanto riguarda la domanda posta dalla famiglia, D'Ovidio è chiaro: «Nei limiti consentiti dagli studi scientifici ci sarà una risposta». Ciò che per ora appare certo è che prima dello strozzamento, tra la vittima e il suo assassino c'è stata una colluttazione. «Non può essere stato un raptus, sul corpo di Silvia ci sono ecchimosi al braccio e addirittura su un polpaccio», continua l'avvocato, «e graffi anche profondi su collo, naso e fronte. Il viso era gonfio a causa dello strozzamento, ma forse non solo per quello. Bisogna capire quali siano state le cause: potrebbero essere anche il risultato di calci e schiaffi».

La salma della giovane rientrerà in patria. Ad accompagnare il feretro nell'ultimo viaggio verso la Romania saranno la zia e un cugino, residenti a Francavilla da tempo. La cerimonia funebre si terrà a Galati, la città sulle rive del Danubio dove Silvia Elena abitava con la famiglia. I genitori attendono lì l'arrivo della bara con la loro unica figlia.

Il suo assassino, Luca D'Alessandro, 19 anni a gennaio, si trova nel carcere di Chieti. Anche la sua famiglia, papà tornitore e madre bidella, è distrutta da quanto accaduto. Il ragazzo, che è stato segnalato per uso di sostanze stupefacenti, solo tre mesi fa era stato sottoposto ad un trattamento sanitario obbligatorio per aver distrutto l'appartamento dei genitori in uno scatto d'ira e sotto l'assunzione di droghe sintetiche. La polizia per entrare aveva dovuto sfondare la porta. Da allora, lo studente al quinto anno dell'istituto tecnico in una scuola di recupero, viveva dai nonni a Francavilla.

© RIPRODUZIONE RISERVATA