Espropri per l’Asse: verso lo sblocco dei 13 milioni 

Attesi da quarant’anni gli indennizzi per i terreni del raccordo autostradale D’Alfonso scrive al provveditorato opere pubbliche: resta un cavillo da superare

PESCARA. «Dobbiamo solo spostare l’ultimo birillo che intralcia il percorso»: per il senatore del Pd Luciano D’Alfonso è vicina alla soluzione definitiva la lunga e annosa questione degli espropri per la realizzazione del raccordo autostradale Chieti-Pescara.
Le circa quaranta famiglie costrette a cedere terreni per costruire l’Asse attrezzato aspettano da decenni risarcimenti per una cifra che complessivamente ormai arriva ai 13 milioni di euro. Ma non sono mai riusciti a ottenere soddisfazione.
Promesse, battaglie giudiziarie e manifestazioni pubbliche fino a oggi non hanno sortito effetto, ma secondo D’Alfonso il momento della svolta è arrivato.
«Le risorse ci sono, come si sono i diritti degli espropriati», spiega il senatore del Pd, «tutto nasce da un errore fatto dal Consorzio industriale nel 1999, che non ha accettato una soluzione che costava 3,5 miliardi di lire, che allora erano disponibili. Fu un errore del consorzio», sottolinea D’Alfonso, «fatto materialmente da qualcuno, che sosteneva non ci fossero altri debiti».
Nei giorni scorsi, l’ex presidente della Regione ha interessato del caso Asse attrezzato Vittorio Federico Rapisarda, responsabile del provveditorato interregionale delle opere pubbliche per Lazio, Abruzzo e Sardegna.
La lettera è stata inviata per conoscenza anche a Barbara Casagrande, direttore generale della direzione Edilizia statale e interventi speciali del ministero delle Infrastrutture; a Fiammetta Furlai della direzione generale del personale e degli affari generali; a Maria Lucia Conti, responsabile del dipartimento per le Infrastrutture; a Camillo D’Angelo, presidente del collegio dei liquidatori del Consorzio per lo sviluppo industriale dell’area Chieti-Pescara.
«Nonostante il lungo tempo trascorso, oltre quarant’anni, e una sentenza passata in giudicato intervenuta nel 2001, a oggi gli espropriati non hanno ancora ottenuto il giusto indennizzo», scrive D’Alfonso a Rapisarda, «ritengo doveroso che oggi tutti ci rendiamo parti attive e risolutrici di questa annosa vicenda. Le chiedo di dare concreto impulso e coordinamento alle attività ancora necessarie a consentire la definizione e dei rapporti con gli espropriati con il pagamento di quanto dovuto».
D’Alfonso ricorda inoltre che il Consorzio ha trasmesso al provveditorato, lo scorso 11 ottobre, la delibera adottata dal collegio dei liquidatori «che, in via di autotutela, approva un quadro riepilogativo di spesa che comprende anche la voce “espropri in contenziosi”, di cui alla sentenza del tribunale di Chieti del 1988, confermata dalla Corte d’appello nel 2001».
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