Fattiboni precipitò da 15 metri: il corpo restituito alla famiglia 

Dopo l’appello delle figlie Francesca e Ines e sette mesi di attesa, si sblocca l’iter sugli esami del Dna  La salma sarà riconsegnata entro 10 giorni. Il 76enne morì sul colpo dopo essere caduto in un burrone

PESCARA. L'attesa è finita. Ancora pochi giorni, una decina, e il corpo di Carlo Rodrigo Fattiboni sarà riconsegnato alla famiglia, affinché il pensionato di Brugherio possa avere degna sepoltura.
MORTO SUL COLPO L'uomo, secondo le ricostruzioni investigative, sarebbe morto sul colpo per cause accidentali, dopo essere precipitato in un burrone in località del Ponte di San Benedetto, nella valle dell'Orfento, a Caramanico. Il pensionato, sportivo, appassionato anche di equitazione, potrebbe essersi perso, uscendo fuori sentiero, quel tardo pomeriggio di settembre. Potrebbe aver messo un piede in fallo ed essere precipitato nel vuoto.
RITORNO A CASA Ieri per i familiari di Fattiboni è stato il giorno del sollievo.
Il provvedimento di restituzione dei resti, firmato dal pm Andrea Di Giovanni, è stato notificato ai familiari di Fattiboni attraverso il legale pescarese Lucio Schiona che ha chiesto l'archiviazione del fascicolo per cause accidentali. La notizia è arrivata ieri, come un fulmine a ciel sereno, dopo l'appello lanciato, attraverso il Centro, dalle figlie Francesca e Ines stanche di aspettare, insieme a mamma Filomena, detta Lilly, lo sblocco dell'iter procedurale sulla comparazione dell'analisi del Dna per il quale sono stati incaricati i laboratori del Ris di Roma.
L’ATTESA Un tempo lunghissimo, durato sette mesi, durante il quale i resti dilaniati (oltraggiati dagli animali di montagna e dispersi qui e là tra le rocce) di Fattiboni, scomparso il 3 settembre 2018, intorno alle 17, e rinvenuto cadavere il 23 giugno 2019 tra la fitta vegetazione dell'Orfento, sono rimasti chiusi in una cella frigorifera dell' unità di medicina legale della Asl pescarese.
In questi 7 mesi, la moglie dell'escursionista di origini pescaresi che il 21 novembre scorso avrebbe compiuto 78 anni, non è mai voluta tornare a casa, nel milanese, ma è rimasta in città, ospite di una struttura alberghiera: «Da qui non me ne vado senza mio marito» ha detto alle figlie che commentano: «Papà sarà sempre con noi». Ora, alla gioia di portare via la salma del congiunto dopo la firma della notifica firmata dal sostituto procuratore Di Giovanni, si aggiunge il dolore di doverlo seppellire. Ma almeno ci sarà una tomba dove portare un fiore e pregare, unica consolazione dopo nove mesi di ricerche alle quali hanno partecipato volontari da tutta Italia e sette di attese burocratiche.
GLI OGGETTI CARI Il 14 gennaio scorso l'avvocato Schiona ha depositato istanza in procura per sollecitare la restituzione dei resti ossei, quelli possibili da recuperare dopo un volo, all'imbrunire, di una quindicina di metri. Il "corpo", ritrovato dai forestali e dai vigili del fuoco di Pescara, erano semi nascosti da un costone roccioso, in un punto impervio dove Fattiboni potrebbe aver perso l'equilibrio ed essere precipitato nel vuoto, morendo sul colpo. Sicuramente, secondo le ricostruzioni, Fattiboni non ha avuto il tempo di prendere il cellulare che aveva in tasca. Con i resti, sono stati recuperati, appunto, il telefono, l'orologio, la fede nuziale, gilet, scarpe e pantaloni.
IL DNA E L’ADDIO Dopo il rinvenimento della salma, nel giugno scorso, la procura ha dato incarico al professor Liborio Stuppia dell'università di Chieti di svolgere indagini genetiche per arrivare alla comparazione sulla base di un campione di Dna fornito da una delle sorelle Fattiboni. Alle operazioni di prelievo, il 3 luglio 2019, ha partecipato il perito di parte, Ildo Polidoro. Dalla relazione stilata dall'anatomopatologo, si evince che la morte accidentale dell’escursionista è «l’ipotesi più accreditabile». Su queste basi si fonda il provvedimento del pm Di Giovanni, il quale dopo aver avuto contezza della perfetta compatibilità biologica tra i profili dei resti umani e quelli dei familiari di Fattiboni, ha dato mandato di restituire il corpo alla famiglia, ormai allo stremo delle forze dopo 16 mesi di attesa, a partire dal giorno della sparizione del pensionato. Il pm ha sottolineato l’inutilità di una autopsia alla luce degli oggetti ritrovati che senza dubbio appartengono allo scomparso. È presumibile che il pm decida l’archiviazione delle indagini e la chiusura del fascicolo mettendo, così, la parola “fine” ad una sofferta pagina di storia che ha prostrato i familiari di Carlo Rodrigo Fattiboni, in vacanza con la moglie a Caramanico nell’estate di due anni fa, quando è uscito dalla pensione di via Roma per fare una passeggiata. L’ultima tra i monti che aveva sempre amato.