Francavilla, condannato il manager Aci che non versava i bolli auto

La Corte dei conti lo ha riconosciuto colpevole per non aver riversato gli incassi dei bolli auto del 2012 alla Regione: ora deve pagare oltre 83mila euro

FRANCAVILLA. Il titolare della delegazione Aci di Francavilla Rocco Rapino è stato condannato dalla Corte dei conti a pagare alla Regione 83.351 euro. Il dirigente è stato ritenuto responsabile di non aver versato gli incassi delle tasse automobilistiche nel 2012 al tesoriere regionale e per questo ha emesso una sentenza di condanna.

L’intervento dei giudici contabili parte da un atto di citazione, depositato il 20 maggio scorso, con cui la procura regionale ha chiesto la condanna di Rocco Rapino al pagamento della somma di 82.522 euro, più gli interessi e rivalutazioni monetarie, per effetto «dell’omesso riversamento al competente regionale delle tasse automobilistiche». Tasse riguardanti la settimana contabile dal 27 febbraio 2012 al 4 marzo dello stesso anno. La procura ha detto di aver ricevuto comunicazione di questa vicenda dalla Regione.

Secondo quanto riferito, l’omesso riversamento ammontava, in origine, a 118.735 euro. Ma la somma di 39.580 euro sarebbe stata già recuperata mediante escussione da parte della Regione dell’apposita polizza fideiussoria. Così, l’ammanco residuo è stato calcolato in 82.522 euro, esclusi interessi e rivalutazioni monetarie.

Anche questa somma avrebbe potuto essere recuperata con la polizza fideiussoria. Ma, secondo quanto reso noto dalla procura, la compagnia assicuratrice che ha rilasciato la polizza sarebbe stata posta in liquidazione con un provvedimento della Corte suprema di Gibilterra, il 24 gennaio del 2013. La Regione, quindi, ha informato dei fatti la procura della Repubblica e ha conferito incarico costituirsi parte civile nell’ambito di un procedimento penale ancora in corso. Rapino, nel frattempo, ha presentato una memoria difensiva e nell’occasione, «ha confermato», scrivono i giudici contabili, «la sussistenza e l’ammontare dell’ammanco di cassa generato dalla società, quale debito nei confronti della Regione, rappresentando che la situazione generatasi nei suoi confronti è stata determinata anche dal fallimento della società di assicurazione, con cui aveva in essere una polizza fideiussoria a garanzia dell’attività della società». Rapino, inoltre, avrebbe riferito di «non avere immediate disponibilità di liquidi e di essersi attivato per la vendita di una proprietà immobiliare». L’interessato ha anche richiesto la sospensione del giudizio, in attesa dell’esito della procedura fallimentare in corso. Richiesto che, però, non è stata accolta dalla Corte dei conti.

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