Hotel Rigopiano: recuperata dalle macerie la sesta vittima, si cerca anche un giovane senegalese

Alle 16,45 i Vigili del fuoco confermano il recupero di una persona morta. Anche Nadia, il marito Sebastiano e l'amica Barbara non ce l'hanno fatta: diminuiscono le speranze di salvare tutti i dispersi, tra i quali c'è anche un ventenne che lavorava regolarmente nella struttura

PESCARA. Sale a 6 il numero delle vittime della valanga che ha travolto l'Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), che mercoledì scorso è stato travolto da una valanga. Alle 16,45 i Vigili del fuoco hanno confermato di aver recuperato il corpo di un uomo. Il numero dei dispersi da cercare resta però di 23: il nuovo disperso è Faye Dame, un ventenne originario del Senegal che era regolarmente assunto in albergo come lavapiatti.  Lo ha comunicato la prefettura di Pescara, che ha confermato come l'immigrato fosse presente nella struttura al momento della tragedia.

Non ce l’hanno fatta i genitori del piccolo Edoardo che tante speranze aveva riacceso appena due giorni fa, quando era stato estratto dalle macerie di Rigopiano. Ieri sera è arrivata la conferma che nessuno voleva sentire: Nadia Acconciamessa e Sebastiano Di Carlo, 48 anni entrambi, di Loreto, sono tra le vittime (finora cinque quelle accertate) di questo maledetto disastro. Oltre a loro, è stata estratta senza vita e riconosciuta dalle due figlie ieri sera, anche l’amica che con il marito era partita da Loreto con i Di Carlo per rimanere a Rigopiano insieme soltanto una notte. È Barbara Nobilio, 51 anni, moglie del dirigente Tua Piero Di Pietro, 54 anni da compiere, bandiera del Lauretum calcio ancora disperso. Una tragedia che arriva dopo quelle dei due camerieri Gabriele D’Angelo e Alessandro Giancaterino, rispettivamente di Penne e di Farindola, e che spazza via la gioia dei primi salvataggi. Perché adesso il timore di tutti, ma soprattutto dei familiari degli altri 24 dispersi è che si possa aprire la serie nera e che non ci sia più spazio per l’ottimismo. Anche se ieri in ospedale è arrivato il vice ministro degli Interni Filippo Bubbico che ai familiari prostrati dall’attesa ha garantito: «Continueremo a cercare, continueremo a scavare».

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Ma la giornata che si è conclusa con il riconoscimento delle tre salme arrivate da Rigopiano con l’ambulanza militare ieri pomeriggio, e riconosciute in serata, è stata una giornata piena di dolore e stanchezza. Quella dei parenti arrivati dalle Marche, dalla Campania, dal Lazio e poi dalle varie province abruzzesi, che vagano nell’ospedale messo a disposizione dalla Asl con psicologi e aula magna completa di collegamento Internet e che non trovano pace. Perché le notizie si rincorrono e si smentiscono travolte dal circo mediatico che a fatica riesce a fare il suo mestiere. Perché la Prefettura non comunica fino a quando, è storia di ieri pomeriggio, arriva il vice ministro e ammette: «È vero c’è stato un difetto di comunicazione ma d’ora in avanti vi aggiorneremo in modo puntuale».

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Lo stesso vice ministro che poco prima di incontrare le famiglie, accolto dalle critiche di chi, come Riccardo Ciferni aveva contestato pubblicamente il cortocircuito informativo, aveva incontrato a porte chiuse la famiglia di Stefano Feniello, il fidanzato ancora disperso di Francesca Bronzi. Fino a venerdì sera annunciato tra i sopravvissuti e poi il silenzio, senza più nessuna conferma. Un colloquio da cui alcuni familiari sono usciti in lacrime, pur conservando la speranza: «Siamo pronti al peggio», ha dichiarato il padre, «ma continuiamo a sperare». È in questo clima che a fine serata alle famiglie di Nadia e Sebastiano che oltre a Edoardo lasciano i figli Riccardo, venti anni e Piergiovanni, 17, è arrivata la comunicazione che nessuno avrebbe voluto sentire. Così come quella di Barbara che dimezza le speranze per la sorte del marito. Due coppie, Di Carlo e Di Pietro, che si conoscevano da una vita, vicini di casa con i figli cresciuti insieme e tanti viaggi condivisi in giro per il mondo. La trasferta a Rigopiano di martedì era solo un diversivo, una piccola parentesi nella routine lavorativa e di famiglia di tutti e quattro. Ma già martedì, mentre salivano per Rigopiano, Nadia l’aveva detto, «c’è troppa neve, torniamo indietro», ma poi ormai erano quasi su e peggio era tornare indietro. Poi il giorno dopo il terremoto e l’angoscia di andarsene. Sebastiano che chiama la sorella Simona dicendole di sollecitare anche lei lo spazzaneve, perché non li fanno andare via. Ma lo spazzaneve non arriva. E poi Nadia che alla sorella dice: «Ho paura, vedrai che finisco sui giornali».

DOLORE A PENNE PER IL VOLONTARIO DELLA CROCE ROSSA. Era un ragazzo alla mano, dolce, sensibile, mai sopra le righe. Soprattutto sempre pronto ad aiutare il prossimo. E’ difficile descrivere il vuoto che ha lasciato in tutta la comunità pennese Gabriele D'Angelo, 30 anni. È stato tra le prime vittime estratte dall’hotel Rigopiano, quella che da qualche tempo era la sua seconda casa. Lavorava lì come cameriere e tutti lo apprezzavano e gli volevano bene. «Non si poteva non voler bene a Gabriele», dicono alcuni ragazzi di Penne che con lui hanno condiviso tutte le avventure della giovinezza. Oltre che cameriere, e tifoso della Juventus, Gabriele era volontario per la Croce Rossa di Penne.

«Era veramente fiero di indossare la divisa rossa», racconta una sua amica e collega. I suoi amici della Cri pennese hanno postato un messaggio per ricordarlo: «Lascerai in ognuno di noi un vuoto incolmabile, ma siamo sicuri che nel tuo piccolo anche questa volta hai messo davanti prima la vita degli altri e poi la tua... ti abbracciamo eroe...», parole davvero toccanti e che fanno capire che tipo di persona era Gabriele. E ancora: «Continuiamo a lavorare in memoria di Gabriele, il modo migliore per ricordarlo è fare ciò che avrebbe fatto lui: aiutare!». Sicuramente la morte di Gabriele ha lasciato un immenso vuoto nella comunità di Penne e tra tutte le persone che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. (Francesco Bellante)

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