I revisori bocciano il Comune: assurdo risanare i conti in 28 anni

Numerose le critiche al Piano di riequilibrio finanziario che verrà inviato alla Corte dei conti per ottenere il via libera al predissesto: i tecnici hanno riscontrato diverse carenze

PESCARA. Comincia male la strada dell’amministrazione Alessandrini per risanare i bilanci in rosso del Comune. I revisori dei conti hanno bocciato il Piano di riequilibrio finanziario che l’ente dovrà inviare prossimamente al ministero dell’Interno e alla Corte dei conti per ottenere il via libera alla procedura di predissesto, considerata indispensabile per riportare i bilanci in attivo. Nel documento di otto pagine, che il collegio dei revisori ha inviato venerdì all’amministrazione comunale, ci sono giudizi pesantissimi sul Piano di riequilibrio, risultato carente persino «dal punto di vista della forma dell’esposizione dei dati». In realtà, i revisori non danno un parere, ma i rilievi mossi pesano tanto quanto una bocciatura in piena regola.

No al risanamento in 28 anni. Il primo altolà riguarda un fattore contabile. La decisione dei tecnici comunali, che hanno redatto il Piano, di spalmare le misure per il rientro dal disavanzo amministrativo in 28 anni, è apparso subito assurdo al collegio dei revisori. «Il Piano», scrivono i revisori, «è sviluppato per dieci anni, con integrale copertura delle passività “debiti fuori bilancio” e “spese potenziali” e la parziale copertura del “disavanzo di amministrazione 2014” di 41.838.608 euro, la quale è limitata a dieci ventottesimi, ritenendo l’amministrazione che a questo disavanzo sia applicabile il particolare Piano di rientro in 28 anni previsto, per alcuni enti, dalla Legge di stabilità 2015». «Va subito rilevato», fanno notare i controllori contabili con il mandato prossimo alla scadenza, «che il rientro in 28 anni non sembra ammesso». I revisori spiegano il perché, con tanto di riferimenti normativi. «A pagina 31 del Piano è riferito che ciò è previsto dall’articolo 1, comma 507, lettera B, della Legge di stabilità, ma la lettura della norma non conferma», dicono, «il rientro fino al 2042 è previsto per gli enti in sperimentazione, relativamente al disavanzo del riaccertamento straordinario dei residui del 2012. Il Comune, dopo questo riaccertamento, ha chiuso l’esercizio 2012 con un avanzo di amministrazione».

Il comma 507, cui fa riferimento il Piano per giustificare il risanamento in 28 anni, anziché 10, sarebbe a detta dei revisori, una norma transitoria.

Fondo crediti sottostimato. Un altro rilievo del collegio riguarda i crediti di dubbia esigibilità dell’ente. «Nel merito delle singole passività dichiarate», osservano i revisori, «appare sottostimato l’accantonamento al fondo crediti di dubbia esigibilità, rispetto ai criteri di calcolo del decreto legislativo 118, del 2011. Non appare giustificata l’esclusione dal calcolo del fondo di taluni residui notoriamente e storicamente espressivi di un parziale o totale rischio di esigibilità». E ancora: «Peraltro, questo collegio ha riscontrato carenze di motivazioni nel mantenimento di taluni residui attivi, già evidenziate in passato, per i crediti vantati verso altri enti, quali Asl, Regione, Provincia».

Manca un bilancio di cassa. Un’altra critica pesante è contenuta nella penultima pagina del documento. «Il Piano», avvertono i revisori, «è privo di un bilancio di cassa, sviluppato per le stesse annualità. La carenza non è di poco conto, giacché i fenomeni rivelatori del predissesto sono stati proprio l’utilizzo costante di entrate vincolate e il ricorso alle anticipazioni di tesoreria».

A rischio il risamento dei conti. Cosa accadrà quando il ministero e la Corte dei conti visioneranno il Piano, accompagnato dal documento dei revisori pieno di giudizi negativi? Difficile dirlo. Ma il rischio che la procedura di predissesto non venga accordata all’ente, a questo punto, appare piuttosto alta, se il testo non sarà modificato. E un eventuale rifiuto potrebbe aprire le porte al dissesto finanziario, con il conseguente commissariamento dell’ente.

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