LO STUDIO

Il fiume Pescara invaso da plastica e il 35% non è riciclabile

 Il risultato di un monitoraggio nazionale Ispra: un terzo dei rifiuti è composto da materiale monouso (e fuorilegge)

PESCARA. Un terzo dei rifiuti trovati lungo il corso del fiume Pescara è composto da plastica monouso, ovvero non riciclabile. E' il risultato di un monitoraggio su 12 fiumi italiani, che ha evidenziato come il 35% circa degli oggetti dispersi sia di materiale inquinante e vietato anche da un'apposita legge europea del 2019. Il monitoraggio dell'Ispra - durato 12 mesi e svolto in collaborazione con la Fondazione Sviluppo Sostenibile e Nauta srl - sui macro rifiuti galleggianti di grandezza maggiore di 2,5 centimetri ha coinvolto 12 importanti corsi d'acqua italiani: Adige, Agri, Magra, Misa, Neto, Ombrone, Pescara, Po, Reno, Sarno, Simeto e Tevere.

I risultati preliminari evidenziano che i fattori che più influenzano la presenza dei rifiuti dispersi negli ambienti fluviali derivano da insediamenti urbani. La larga maggioranza (circa l'85%) degli oggetti avvistati sono costituiti da materiali di plastica, seguiti dagli oggetti di carta (circa 5%) e di metallo (3%). Inverno e primavera le stagioni con il maggior numero di oggetti avvistati.

La maggior parte dei rifiuti deriva da attività legate alla produzione e consumo di alimenti, anche se per molti oggetti non è stato possibile identificarne l'uso originale a causa della dimensione estremamente ridotta dei frammenti rilevati.

I tracciatori rilasciati nei fiumi hanno invece evidenziato come lo spostamento sia quasi sempre intermittente, con un forte effetto di intrappolamento lungo il corso del fiume. I rifiuti vengono nuovamente mobilizzati da significative variazioni di portata, ma generalmente compiono percorsi brevi, fermandosi in numerose aree di accumulo differenti prima di giungere a mare.