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Il futuro visto dall'Abruzzo, macchine al lavoro e vacanze virtuali

Che sarà di noi tra 100 anni? La scienza avrà responsabilità sempre più grandi. Parla Eugenio Coccia, rettore del Gran Sasso Science Institute: "Ogni scoperta contiene un rischio intrinseco che bisogna saper gestire"

L'AQUILA. Come sarà il mondo tra cent'anni? Quali nuovi orizzonti esploreremo? Cambierà lo stile di vita? Gli scienziati ipotizzano uno scenario futuribile dalle mille sfaccettature: le auto viaggeranno senza conducente, si lavorerà da casa e per fare la spesa basterà un click sul computer. Tutto pronto a domicilio. E ancora, svago e hobby in solo formato virtuale e nuovi progressi nella biologia e nella medicina, che consentiranno di sconfiggere numerose patologie, fino ad arrivare alla possibile clonazione dell'uomo. Il confine tra scienza ed etica si fa sempre più labile. Ma il vero tema, spiega Eugenio Coccia, per anni direttore dei Laboratori di fisica nucleare del Gran Sasso, oggi a capo del Gran Sasso Science Institute (Gssi), è trovare un equilibrio sostenibile tra l'utilizzo della tecnologia e l'esperienza di vita reale.

Professor Coccia, come cambierà il mondo tra 50- 100 anni?

«La tecnolgia continuerà a fare passi da gigante apportando modifiche sostanziali nella sanità, nel lavoro, nei costumi e nelle abitudini quotidiane: starà all'intelligenza di chi governerà il pianeta utilizzarla in chiave positiva e non farne un abuso».

Qualche esempio?

«Le auto non avranno necessità di un conducente, saranno completamente automatizzate, si utilizzerà sempre di più il telelavoro, anche per fare la spesa basterà un computer. Per svagarsi ci si tufferà in una realtà virtuale, invece di scendere in campo e tirare due calci ad un pallone. Si corre il rischio concreto di trascorrere intere giornate davanti ad uno schermo, senza alcun contatto umano, assorbiti completamente da uno schema virtuale. Questa è la sfida che ci aspetta: fare in modo che le macchine compiano, per l'uomo, il lavoro ripetitivo e che le persone possano avere più tempo per dedicarsi alla vita sociale, alle relazioni, alla cultura».

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Di recente è stata scoperta un'altra galassia con pianeti abitabili. L'uomo riuscirà mai a raggiungerla?

«Gli altri mondi distano dalla Terra da migliaia a milioni di anni luce. Ci vorrebbero centinaia, forse migliaia di anni per arrivare a “toccarli con mano”. E' impensabile, nel prossimo secolo, avere dei contatti con questi pianeti ed esplorarsi direttamente. Dovremmo dedicarci, invece, allo studio approfondito di quelli più vicini alla Terra. Si potrebbe arrivare ad avere una “colonia” su Marte, capire e sfruttare le risorse del sottosuolo».

La scoperta di nuove galassie spingerà l'umanità alla conquista di altri pianeti?

«Suppongo che non vi sia questa necessità. Gli abitanti della Terra non supereranno, nel tempo, i 9-10 miliardi: il sovraffollamento è dato dal numero eccessivo di figli nei Paesi sottosviluppati, ma la condizione delle donne cambierà, l'emancipazione troverà spazio anche negli Stati più poveri e la conquista dell'autonomia, da parte del genere femminile, avrà come primo effetto la riduzione delle nascite, oltre ad una maggiore tutela sanitaria».

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Quali mutamenti sostanziali hanno prodotto le scoperte effettuate nei Laboratori del Gran Sasso e al Cern di Ginevra?

«In campo medico e biologico, una migliore conoscenza delle interazioni fondamentali, come la cura dei tumori tramite fasci di protoni e ioni di carbonio, bruciando le cellule malate e salvando quelle sane. Alcuni acceleratori sono in grado di creare un fascio di luce che consente di indagare le proteine e la materia, a livello molecolare. Tutto questo porterà a nuove soluzioni e ad un aumento dell'aspettativa di vita».

Esiste in rischio di una manipolazione negativa della tecnologia?

«Ogni scoperta contiene un rischio intrinseco. L'avvento della tecnologia pone nelle nostre mani strumenti potentissimi, ma tutto ciò va gestito. Tra le tante ipotesi esiste la possibilità che, in futuro, l'uomo venga clonato e questo porrà dei problemi di etica molto grandi: ecco perché è necessario che la scienza abbia come presupposto il rispetto dell'umanità, del suo valore sociale».