Il pm: incassi finti al Caffè Venezia

L'accusa: carte di credito strisciate a tarda notte per simulare guadagni

PESCARA. I Granatiero pagavano le cambiali di attività cedute alla famiglia Romito. È questo uno dei passaggi su cui preme l'accusa, secondo cui il rapporto tra le due famiglie pugliesi non si è mai sciolto. E spuntano indiscrezioni: carte di credito usate per fare cassa.

Secondo l'accusa nell'orario di chiusura dei locali della famiglia Granatiero, attuale proprietaria di una serie di attività sotto sequestro (compresi i noti Caffè Venezia), venivano "strisciate" le carte di credito aziendali per simulare incassi.

Il giro di denaro intorno ai Granatiero è grande ma all'appello sembrano mancare circa 2 milioni di euro, «soldi senza origine» secondo la procura.

E poi ci sono i possibili rapporti con un'altra famiglia pugliese, quella dei Romito, che è stata al centro della faida del Gargano. Il 30 novembre del 2000 la famiglia Granatiero acquista dei mobili per il Centralbar di Manfredonia a circa 110mila euro, il pagamento avviene attraverso l'emissione di 9 cambiali con scadenza semestrale dal 30 luglio dell'anno successivo. Nel novembre del 2002 Sebastiano Granatiero cede ad un prezzo di circa 10mila euro le quote societarie del Centralbar a Francesco Romito, all'epoca studente e senza redditi, figlio di Michele Romito. Ma come si evidenzia nella richiesta del pm Gennaro Varone, nonostante la vendita ad un prezzo che non si parametra al rilevante investimento di due anni prima, «non interviene alcuna modifica delle garanzie personali prestate».

In un altro caso risulta che i Granatiero abbiano continuato a pagare il mutuo di un'attività commerciale, la "Frullati di frutta", dopo averla ceduta otto anni prima alla moglie di Luciano Romito, fratello di Michele.

Per la procura queste operazioni non trovano alcuna giustificazione «se non nell'esistenza di una cointeressenza diversa e più ampia di quella risultante dai contratti commerciali stipulati».

Sui rapporti tra i Granatiero e i Romito, secondo l'accusa sono significative anche le informazioni che vengono da un ex socio dei Granatiero che si riferiscono al 2002: «...ad una mia curiosità sul fatto che avevano necessità di vendere i locali di Manfredonia, ricordo che Pasquale affermò che stavano subendo particolari ingerenze da parte di una nota famiglia delinquenziale operante nel territorio».

Il legale della famiglia Giuseppe Cantagallo rigetta le accuse e il collegamento con i Romito: «La Corte d'appello di Bari ha riconosciuto i miei clienti assolutamente non riconducibili alla famiglia Romito, confermando le motivazioni del tribunale di Foggia. E non ci sono intercettazioni telefoniche né ambientali dirette o indirette». Per la procura quel giudizio è stato superato da acquisizioni successive.

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