Il tribunale da 95 milioni tra piccioni e muri cadenti

Due zone della galleria centrale ricoperte dal guano e transennate L’edificio ancora a rischio per le lastre pericolanti: da 8 anni con le impalcature
PESCARA. È invaso dai piccioni il tribunale di Pescara. Due zone della galleria sono state transennate: il pavimento è ricoperto da uno strato di guano. «Lavori in corso», recita un cartello, «vietato attraversare». Accade lungo il corridoio centrale, proprio sotto le ruote artistiche di Michelangelo Pistoletto, sempre spente perché consumano troppa corrente. Il pavimento è stato pulito, una, due, tre volte, con un macchinario industriale ma, ormai, i piccioni si sono impadroniti del tetto al di sopra del 5° piano e hanno deciso che quei due spazi a terra, uno all’altezza dell’aula 1 e l’altro verso l’ingresso che si affaccia su piazza Troilo, sono di loro proprietà. Ci vorrebbero i falchi di Sulmona, come quelli che sono stati arruolati a Spoltore per liberare il centro storico dai piccioni.
Lastre che crollano, crepe sui muri e, adesso, i piccioni. Il tribunale, costato 95 milioni di euro, mostra la sua faccia brutta. L’invasione dei piccioni – si vedono tutti in fila sul tetto passando lungo via Lo Feudo – è l’ultima tegola di un edificio inaugurato appena 12 anni fa e che già adesso è solcato dalle crepe, con finestre che non si chiudono e le porte storte. Dal primo settembre scorso, non è più il Comune il proprietario del palazzo di giustizia: «I tribunali sono tornati allo Stato, attraverso il ministero della Giustizia, e sarà un grosso problema», dice il sindaco Pd Marco Alessandrini che venerdì scorso, durante una testimonianza nella causa civile da 250 mila euro tra Gianni Teodoro e la consigliera M5S Enrica Sabatini per la nomina ad assessore della figlia di Teodoro, ha visto con i propri occhi i problemi del tribunale. «I Comuni, visti come simbolo di inefficienza, sono molto più efficienti dello Stato centrale e della sua struttura elefantiaca», dice il sindaco, «questo palazzo, bellissimo, ha sicuramente dei problemi: è un palazzo sovradimensionato rispetto alle esigenze di Pescara, l’espressione di un gigantismo delle opere pubbliche che non ci possiamo più permettere: l’edificio è costato un sacco di soldi e la gestione costa un sacco di soldi. Poi, ci sono spazi vuoti. Comunque», assicura Alessandrini, di professione avvocato, «questo tribunale è all’avanguardia, è il secondo d’Italia per dimensioni dopo Torino».
Il sito Internet del tribunale descrive così l’edificio progettato dall’architetto Franco Agresta: «Si può considerare il nuovo palazzo di giustizia un monumento moderno con le sue forme eleganti, la ricerca sui materiali, il rapporto con il contesto. Il complesso architettonico è arricchito, raro esempio di “matrimonio morganatico tra architettura e arte contemporanea” nella realizzazione di opere pubbliche, dalle opere d’arte di tre maestri contemporanei di chiara fama», cioè i cerchi di Pistoletto, la fontana di Ettore Spalletti e il mosaico di Enzo Cucchi. Invece, nel 2008, ad appena 4 anni dall’inaugurazione con l’allora ministro della Giustizia Roberto Castelli, le lastre di marmo bianco pesanti 70 chili si sono staccate e si sono abbattute al suolo come se fosse un edificio fatiscente. Da allora, in tribunale, sono spuntate le transenne. Che sono ancora lì, coperte da teli di plastica blu. Avrebbe dovuto essere una sistemazione temporanea ma le transenne sono diventate una presenza costante: giudici, avvocati e imputati si sono abituati a vederle. Che quello dei crolli sarebbe stato un problema di «difficile soluzione» si è capito subito: l’8 giugno 2008 una commissione di collaudo, composta da due docenti universitari e da un esperto del ministero delle Infrastrutture, ha emesso la sua sentenza e cioè che quella facciata non può essere considerata in regola. «Non si è trattato di un fatto occasionale, ma strutturale», questa la spiegazione data dall’allora sindaco Luciano D’Alfonso. Il nodo ancora irrisolto riguarda le lastre agganciate con perni di metallo alla parete interna, perni che non si sono rivelati stabili. Le uscite sul parcheggio dei magistrati e degli agenti di polizia giudiziaria sono ancora protette dalle impalcature di 8 anni fa. E i balconi? «Per motivi di sicurezza è vietato uscire sui terrazzini», dice un avviso. A quanto pare, nessuna soluzione, transenne a parte, è stata trovata. Il giorno dell’inaugurazione, 13 luglio 2004, l’allora sindaco di Chieti Nicola Cucullo fu la voce fuori dal coro: «Il tribunale? Uno sperpero di denaro pubblico per un circo equestre».
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