Italcementi: Scafa in seconda fascia

Lo stabilimento abruzzese non è fra quelli strategici, ma per ora non chiude

SCAFA. Lo stabilimento di Scafa non è tra quelli principali, cioè quelli dove sicuramente continuerà la produzione, nel piano di riassetto della Italcementi. E’ inserito fra quelli di seconda fascia (dove ci sarà produzione ridotta e cassa integrazione a rotazione), ma almeno fino alla fine del 2014, cioè fino a quando durerà la cassa integrazione, il cementificio di Scafa non dovrebbe correre rischi di chiusura. In ogni caso il gruppo di Pesenti, nell’assemblea dei soci dell’altro ieri, ha annunciato che dei 17 stabilimenti italiani solo 8 resteranno in attività nel 2015. Attualmente a Scafa sono in cassa integrazione 32 lavoratori su 70, decisione presa dalla Italcementi per far fronte al «difficile andamento del mercato dei materiali da costruzione in Italia, dove il consumo di cemento è sceso ai livelli che non si registravano dalla fine degli anni 60», come si legge nelle premesse del piano industriale che il gruppo ha stilato per i prossimi tre anni. Un piano denominato "Progetto 2015", teso alla «riorganizzazione e rafforzamento della propria attività sul territorio nazionale, basato su una forte flessibilità del sistema produttivo e commerciale e con l'obiettivo di razionalizzare l'apparato industriale sul territorio italiano». Il progetto riguarda le unità produttive Italcementi «che sono state suddivise in gruppi», si legge nel piano, «con connotazioni strategiche differenti. Il primo gruppo – che comprende gli impianti di Calusco, Rezzato, Colleferro, Samatzai, Matera e Isola delle Femmine – rappresenta la fascia di eccellenza industriale e ambientale e formerà l'ossatura portante della capacità produttiva in Italia. Un secondo gruppo di cementerie (Sarche, Guardiaregia, Scafa, Castrovillari e Salerno) nel prossimo biennio opererà a ciclo continuo con flessibilità nelle fasi in cui il mercato richiederà questa capacità produttiva aggiuntiva, mentre la produzione di clinker (materiale base per la fabbricazione del cemento, ndr) ) a Monselice, Broni e Trieste sarà fermata». La cementiera di Scafa, inserita nella seconda fascia in ordine di importanza strategica, è perciò a rischio, anche se non immediato, di chiusura.

Walter Teti

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