L’esperto: così il virus  passa attraverso gli occhi

Il professor Mastropasqua, ospite a Rete8, spiega i rischi e gli effetti del Covid «La congiuntivite associata a tosse e febbre può essere la spia del contagio»

CHIETI. «Gli occhi sono la terza porta di ingresso e di uscita del virus dopo naso e bocca». Lo ha detto il professor Leonardo Mastropasqua, direttore della Clinica Oftalmologica dell’università d’Annunzio di Chieti-Pescara, che è Centro nazionale di alta tecnologia in Oculistica, ospite ieri sera su Rete8 della trasmissione “Pronto Medicina Facile”, condotta dal giornalista Paolo Castignani. Mastropasqua ha parlato dei possibili danni che il Covid può causare all’occhio e di come distinguere una normale congiuntivite da una innescata dal coronavirus.
Professor Mastropasqua, che rapporto c’è tra il Covid e gli occhi?
«Innanzitutto, va detto che anatomicamente c’è una comunicazione tra occhi, bocca e naso. È esperienza comune, ad esempio, che instillando un collirio se ne percepisca il sapore amaro in bocca. Queste, dunque, sono le tre vie di entrata e uscita del virus. Chiaramente, la diffusione del virus con l’occhio è minore perché questo si diffonde più facilmente con le goccioline di saliva, quindi con la bocca».
Per naso e bocca andiamo in giro con le mascherine. Cosa bisogna fare, invece, per proteggersi gli occhi ?
«Noi oculisti, quando pratichiamo manovre di avvicinamento all’occhio che possono portare a scambio di liquidi, ad esempio quando facciamo il lavaggio delle vie lacrimali, o quando operiamo, dobbiamo indossare occhiali specifichi. Per le persone comuni, invece, basta mantenere le distanze di un metro e indossare la mascherina».
La congiuntivite è la patologia che potrebbe essere la spia della presenza del virus negli occhi? E come si distingue una normale congiuntivite da una innescata dal coronavirus?
«Nel momento in cui abbiamo un qualsiasi virus, anche l’influenza, noi abbiamo l’infiammazione delle mucose della bocca e del naso. L’occhio è una via di comunicazione e, quindi, possiamo avere anche un’infiammazione della congiuntiva. Per fare una diagnosi tra una congiuntivite virale, allergica e batterica è un discorso di laboratorio. Ma la sintomatologia può aiutarci. La congiuntivite batterica ha prevalentemente come sintomo la secrezione. Quella allergica ha come sintomo il prurito e il bruciore. In quella virale, invece, abbiamo l’occhio rosso e la lacrimazione. Se questi sintomi sono associati a tosse e a febbre superiore a 37,5°, bisogna fare il tampone per il Covid».
Abbiamo dei dati su quante persone hanno contratto il virus attraverso gli occhi?
«È impossibile sapere la porta d’ingresso del virus quando troviamo un paziente Covid positivo. La letteratura scientifica, però, è già ricca di articoli che evidenziano la presenza del virus nell’occhio».
Nel caso della via d’ingresso del virus attraverso gli occhi, ci sono soggetti maggiormente a rischio?
«No, i soggetti più esposti sono sempre gli stessi: gli anziani».
Come entra il virus negli occhi?
«Con le mani contaminate con le quali ci tocchiamo spesso gli occhi. Ecco perché dobbiamo lavarci le mani in continuazione».
In merito alla correlazione tra la congiuntivite e il Covid, nel caso in cui una persona dovesse risultare positiva al virus, quali potrebbero essere i danni all’occhio?
«Ad oggi non vi sono evidenze scientifiche su malattie oculari causate dal coronavirus. Nella letteratura scientifica troviamo casi di alterazioni vascolari, ma non vi è certezza che ci sia una situazione vascolare specifica legata al Covid. Stiamo studiando, comunque, in maniera precisa, nei pazienti che sono guariti dal coronavirus, tutti i vasi dell’occhio per vedere se ci sono stati danni».
Lei aveva sconsigliato nella fase 1 l’utilizzo di lenti a contatto. Ora come bisogna comportarsi?
«Per chi ha necessità, consiglio di usare quelle usa e getta, le lenti a contatto giornaliere, avendo cura di lavarsi benissimo le mani sia quando si mettono che quando si tolgono. Dobbiamo stare attenti. Non è ancora finita. Stiamo molto meglio, l’Abruzzo ha gestito bene l’emergenza ma non illudiamoci. Il virus non è morto, quindi evitiamo comportamenti sconsiderati, come ad esempio una movida folle senza usare la mascherina e senza rispettare le distanze. Manteniamo alta l’attenzione».
La scorsa settimana, nel suo Centro nazionale di eccellenza in Oftalmologia, è stato eseguito il primo trapianto di cornea ai tempi del coronavirus.
«Sì, l’intervento è andato bene. Dopo due mesi di emergenze, l’attività chirurgica robotica, cuore pulsante della clinica oftalmologica dell’università d’Annunzio, non può restare ancora ferma. È il momento di ripartire e di dare il via ad un percorso dopo Covid che permetta di intervenire e prestare le cure più adeguate a chi presenta altre patologie, nel rispetto di tutti gli standard di sicurezza per pazienti e operatori sanitari».
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