La madre di lei l’aveva denunciato 

Ma nessun provvedimento era stato preso. Sgomento e dolore nel piccolo paese

SPECCHIA. La casa di Noemi, alla fine di un vicolo che porta al numero 73 di via Madonna del Passo, nel borgo antico di Specchia, è presidiata a distanza dai carabinieri. Niente telecamere, accesso consentito solo a parenti e amici di Noemi, la cui relazione con il 17enne era mal vista dalla famiglia della ragazza, tanto che la madre di lei aveva denunciato per due volte il ragazzo accusandolo di picchiare la figlia.
«L'ho vista per l'ultima volta il sabato precedente alla scomparsa - dice singhiozzando il nonno, Vito - era tranquilla». L'uomo piange quasi costantemente, cerca di darsi forza appoggiandosi al muro di un'abitazione, a pochi metri da quella della sua nipote, e fuma nervosamente un piccolo sigaro. Scuote la testa quando gli si dice che la mamma di Noemi aveva denunciato per due volte per violenze il fidanzato di sua nipote. «L'ho visto solo una volta» ricorda, forse pensando se avrebbe mai potuto fermarlo. Un ragazzo che sarebbe stato 'tradito' anche da alcune tracce ematiche trovate nell'auto da lui guidata e lasciate probabilmente dopo il delitto, nonostante una presunta opera di 'pulizia' delle stesse tracce. In via Madonna del Passo, transennata per 200 metri per rispettare il dolore della famiglia di Noemi, ieri si parlava a bassa voce, si camminava a testa bassa e c'era chi, passando a piedi, rivolgeva uno sguardo furtivo a quel vicolo, ma probabilmente avrebbe voluto abbracciare chi sta vivendo momenti terribili dietro quelle mura. «Sono sgomento, è una tragedia difficile da metabolizzare» dice il sindaco di Specchia, Rocco Pagliara, pensando a come improvvisamente il suo paese di sole cinquemila anime sia finito sotto i riflettori. «Ci abbiamo creduto fino all'ultimo di trovarla viva - ripete - abbiamo cercato subito di far coordinare le ricerche». Il fidanzato e presunto assassino di Noemi «era possessivo e geloso, non voleva che mia cugina vedesse altre persone, la picchiava», racconta Davide, cugino della sedicenne. «Noemi, assieme ai genitori, era andata anche in caserma per denunciare le aggressioni subite dal diciassettenne, e aveva ancora i segni della violenza sul volto - racconta il giovane -, ma non è stato fatto nulla».