La nuova Tac abbandonata in magazzino

Penne, l’apparecchio è costato 250mila euro ma l’ospedale non può usarlo per i locali non a norma

PENNE. L'ospedale San Massimo, di Penne, al centro di un nuovo caso di spreco di risorse e soldi. La struttura sanitaria vestina continua a fare affidamento su una Tac di oltre vent'anni, quando da un anno e mezzo è stata acquistata, e pagata circa 250mila euro, una nuova e più moderna apparecchiatura.

La nuova Tac, apparecchio di tomografia assiale computerizzata, è ancora però ben incellofanata nei magazzini dell’azienda sanitaria pescarese. L'ospedale di Penne, infatti, non può beneficiarne, dato che è necessaria una ristrutturazione e una messa a norma dal punto di vista sismico, in base alle recenti leggi, dei locali dove dovrebbe essere installata la sofisticata apparecchiatura di controllo.

Al momento, ad aggravare la situazione, c'è il fatto che la vecchia Tac ogni due, tre mesi si blocca e ha bisogno di un'attenta manutenzione. La nuova apparecchiatura, nelle intenzioni, avrebbe dovuto far decollare in particolare il percorso specialistico che caratterizza l’ospedale vestino: ovvero quello della Diagnostica interventistica e della Gastroenterologia clinica. Per l'ospedale della Santissima Trinità, di Popoli, questi stessi interventi di ristrutturazione sono già stati appaltati per 700mila euro, mentre per l’ospedale vestino non è stato ancora deciso e stabilito nulla da parte dell’ azienda sanitaria di Pescara. L'ospedale San Massimo, di Penne, come se non bastasse, attende inoltre dai tempi dell'amministrazione regionale Chiodi una ristrutturazione complessiva della struttura da 12 milioni di euro. Sono stati spesi addirittura circa 500mila euro per lo studio progettuale, affidato all'ingegnere romano Tassinari, ma l'opera, già cantierabile, non è stata mai avviata.

L'idea progettuale da 12 milioni di euro, ad oggi rimasta solo nelle intenzioni, dovrebbe portare al riassetto delle funzioni nei tre blocchi ospedalieri che costituiscono il San Massimo attraverso la separazione dei servizi ospedalieri dai servizi con maggiori caratteristiche territoriali. Negli ultimi 7-8 anni, l'ospedale San Massimo ha continuato a fare i conti con pesanti tagli al personale medico ed infermieristico e con riduzioni di servizi.

Nell'ottica della riorganizzazione sanitaria prevista dal Governo regionale guidato da Luciano D'Alfonso, in ultimo, ha visto la chiusura del punto nascite e, al pari dell'ospedale di Castel di Sangro, rimarrà in vita in deroga al decreto Lorenzin esclusivamente come presidio sanitario di area disagiata. Da ospedale di primo livello subirà, dunque, un netto declassamento.

Francesco Bellante

©RIPRODUZIONE RISERVATA