La Pescara di Flaiano in mostra al Mediamuseum

«La Pescara di Ennio Flaiano» è il titolo di una mostra di incisioni all’acquaforte di Mimmo Sarchiapone che si aprirà, domani alle 17, nel Mediamuseum di piazza Alessandrini. L’esposizione - organizzata dalla Fondazione Tiboni in apertura delle manifestazioni per il centenario della nascita di Flaiano - resterà aperta fino al 23 gennaio. La mostra propone 65 acqueforti, la serie dei Giardini del sole e degli Ex libris e incisioni con scorci della Pescara di fine ’800 e inizio ’900.

Le incisioni relative a scorci della Vecchia Pescara sono frutto di una traduzione grafica, mediante la tecnica dell’incisione all’acquaforte di vecchie foto d’epoca di Pasquale De Antonis, grande fotografo del periodo dannunziano Le opere di Sarchiapone sono presentate da Annamaria Cirillo nel catalogo della mostra che contiene anche la testimonianza critica dello scrittore abruzzese Renato Minore.

Sarchiapone, 79 anni, vive oggi a Montesilvano dopo aver trascorso 35 anni fra Firenze e Bologna. Alla città emiliana l’artista realizza centinaia di lastre incise in acquaforte, acquatinta punta secca con serie dedicate ai Muri di Bologna agli Ex libris e poi alle recenti Fioriture che espone in mostre in Italia e all’estero. Fra queste un’esposizione nella Casa D’Annunzio di Pescara, una al Vittoriale per il 50º anniversario della morte del poeta, una a San Mauro di Romagna dedicata a Giovanni Pascoli e poi quelle per il 70º anniversario della nascita della provincia di Pescara nel Museo Cascella e per il 50º anniversario della Liberazione di Ortona a Palazzo Farnese.

«L’arte incisoria di questo artista», scrive Anamaria Cirillo nel suo saggio in catalogo, «si propone quindi di fare storia, e storia soprattutto di due città da lui vissute ed amate quali Pescara (città di nascita) e Bologna (di adozione) riproposte l’una nella “atmosfera dannunziana” l’altra nel “colore intimo ed ottocentesco”».

«Ma le immagini di questa loro storia esposta in tante mostre ed ampiamente rappresentata in cicli episodici legati a repertori fotografici e non», prosegue la Cirillo, «si propone a mio avviso di andare ben oltre il narrato ad indicare i limiti di una nuova conoscenza, si propone l’azione per la trasformazione, suggestione di una sottaciuta proposta».
Renato Minore nella sua presentazione della mostra, intitolata «La ritualità di una ossessione», scrive: «Queste immagini nascono come puntigliosa traduzione grafica di vecchie fotografie. La fotografia (ce lo ha insegnato Barthes) blocca l’istante. Sarchiapone, con la sua operazione, vuole ancora più congelare una antichissima memoria di cui sopravvivono (appunto congelati per sempre) pochi lembi».

L’ossessione che Minore attribuisce a Sarchiapone è quella del ritorno, della riscoperta amorosa di un passato insieme personale e collettivo e della sua originaria comunità di appartenenza: «L’ossessione era quella che lo attraeva irresistibilmente verso quelle immagini in cui sentiva depositata una sua profonda, insondabile nostalgia. Quando si è posseduto da un simile demone, bisogna assecondarlo. Come? Con il ricalco dell’antica foto: tanto più esatto è il calco, tanto più la distanza si moltiplica all’infinito. L’ossessione vuole fissare il suo oggetto d’amore nella sua forma definitiva: appunto per sempre irrangiungibile. E ha bisogno della ritualità della ripetizione. Proprio come l’innamorato che ripete alla lettera (con un’acrimonia filologica che può sbalordire) le litanie dell’incontro e le crudeltà dell’addio».
La mostra si può visitare, fino al 23 gennaio, nei giorni di apertura del Mediamuseum, dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 17 alle 19.