La procura: ballerine sfruttate al Tortuga

In aula testimoniano i politici: «Accuse infondate, è venuto anche il principe Alberto»

PESCARA. «Intrattenersi al tavolo del Tortuga con una ragazza costava 22 euro ogni 20 minuti. Ma il night viveva delle uscite delle ragazze con il cliente: una notte costava 350 euro e se il cliente non pagava i soldi venivano trattenuti alle giovani». A raccontare le notti del Tortuga - storico night, oggi discoteca - è stato l'ispettore capo Nonni, il primo testimone del pm nel processo che vede, tra i 9 imputati, i fratelli Pola.

E' andata in scena, ieri, la prima udienza del processo che rimanda al 24 luglio 2006, all'operazione della squadra Mobile di Nicola Zupo "Drappo rosso": un blitz nel night club Tortuga che portò all'arresto dei titolari, i fratelli Marco e Roberto Pola e di altre 8 persone tra cui il vicequestore di Chieti Bernardo Siega. Da quella data, il locale ha cambiato pelle ed è diventato una discoteca e, intanto, ieri sono sfilati i primi testimoni del processo chiamati dal pm Gennaro Varone: da un lato un investigatore che ha racconto del presunto giro di prostituzione e dall'altro ballerine e politici come Antonio Norante, consigliere comunale Pdl a Roseto, Paolo Bartolozzi, eurodeputato, e Armando Rampini, dirigente della Regione, che hanno riferito che il Tortuga era «un posto pulito», «veniva anche Alberto di Monaco».

Siega e Marco Pola sedevano in aula, nel pomeriggio di ieri, quando il pm ha iniziato a interrogare l'ispettore capo della squadra Mobile Franco Nonni che si occupò delle indagini. «Come è iniziata l'attività investigativa?», ha domandato Varone. Nonni: «E' nata da una denuncia del 2005 del cittadino Giuseppe De Berardinis in merito a una situazione che coinvolgeva un'entraineuse del Tortuga. Da qui, abbiamo iniziato i controlli, le intercettazioni, gli appostamenti nel night e negli hotel. I titolari del Tortuga erano i fratelli Pola», dice Nonni iniziando a raccontare com'era strutturato il locale.

«Marco gestiva l'entraineuse e provvedeva ai pagamenti e ai documenti per le ragazze, Roberto si interessava degli aspetti economici della società Tortuga srl. La gestione delle ballerine era affidata all'iraniano Lib Alizadeh Habib che era il direttore di sala. Franco Fabrizio aveva il ruolo di portare il cliente dalle ragazze, mentre Mario De Sanctis controllava le giovani nelle case in via Brandimarte». Sono alcuni dei nomi che devono rispondere di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e dell'immigrazione clandestina, mentre Siega, anche ex comandante della polizia stradale di Chieti, deve rispondere di rivelazione del segreto d'ufficio. Per l'accusa, avvertì i titolari del locale dei controlli. «Come entravano in Italia le ragazze?», domanda ancora Varone a Nonni.

«Con il visto da artista ma le donne venivano indottrinate e i richiami non erano certo per gli aspetti artistici: in caso di controlli, non dovevano dire che il loro lavoro era l'intrattenimento, non dovevano dire che prendevano le percentuali di 0,50 centesimi sulle consumazioni, non dovevano dire che uscivano con il cliente e andavano in albergo. Il compenso delle ragazze era di 50 euro al giorno, ma al loro arrivo 1.500 euro venivano decurtate dal compenso per i documenti e altre 250 euro quando andavano in Romania: la chiamavano la "tassa" per il viaggio». Nell'inchiesta figurano imputate nove persone, quasi tutte difese dagli avvocati Sabatino Ciprietti e Italo Longo. Nel corso del pomeriggio, è stato il turno di altri testimoni tra cui Norante che, in aula, ha detto che nelle stanze di albergo si beveva champagne e che il locale era un posto pulito. «Un posto ben frequentato», ha detto, «ci fu un'occasione in cui venne anche il principe Alberto di Monaco». Il processo riprenderà a marzo 2012.

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