La rabbia della marineria «Il governo ora ci ascolti» 

Anche una cinquantina di pescaresi alla manifestazione di ieri ad Ancona Scordella (presidente degli armatori): «Così stanno strangolando il settore»

PESCARA. C’erano anche una cinquantina di rappresentanti della marineria pescarese, guidati dal presidente dell'associazione armatori Francesco Scordella, ieri mattina, ad Ancona, per protestare contro il caro gasolio che sta «strangolando» il settore.
Oltre 200 pescatori, provenienti da Marche, Abruzzo e anche da Gaeta, si sono ritrovati poco prima delle 11 vicino al mercato ittico di Ancona e da qui con slogan come «la pesca è al collasso», «state distruggendo la pesca», hanno sfilato in corteo. A vigilare, la polizia in assetto antisommossa. Non sono mancati infatti momenti di tensione. Sono stati bloccati dei tir e sono stati lanciati in aria dei fumogeni. Disagi alla viabilità si sono registrati in particolare tra la zona del porto peschereccio e quella dei cantieri. Tutto questo per quasi due ore, con l’obiettivo, da parte della marineria, di cercare di sensibilizzare le istituzioni sulla condizione in cui da mesi sono costretti a lavorare e, quindi, a vivere.
Nel primo pomeriggio, una delegazione dei manifestanti è stata ricevuta dal prefetto di Ancona Darco Pellos. Fra loro c’era anche Scordella, che oggi incontrerà di nuovo il prefetto di Pescara Giancarlo Di Vincenzo.
«Con il prefetto di Ancona abbiamo parlato», spiega l’armatore pescarese, «e abbiamo sollecitato un tavolo con i ministri dell’Economia, Daniele Franco; delle politiche agricole, Stefano Patuanelli e con una figura di garanzia come quella del ministro dell’Interno Lamorgese. Lui ci ha assicurato che invierà al più presto una lettera con le nostre richieste. Gli abbiamo fatto presente che, a questo punto, la questione rischia di diventare anche di ordine pubblico. Noi non ci fermeremo. Continueremo a protestare e a non andare in mare», fa presente, «sino a quando non sarà convocato questo tavolo, e soprattutto sino a quando non avremo delle certezze. Ci dispiace perchè di questa situazione ne risentiranno inevitabilmente ristoranti e pescherie, ma non possiamo fare altrimenti. Sono mesi che chiediamo interventi a causa di questo aumento del gasolio che ci sta portando sul lastrico. Quello che si guadagna viene usato per le spese. In realtà, a Pescara, qualcuno si è fermato già da un po’, da quindici-venti giorni, perché il gasolio si mangia tutto, ma questo sembra non interessare a nessuno. E noi adesso andiamo avanti ad oltranza. Domani (oggi ndc) intanto, incontrerò il prefetto Di Vincenzo».
I rappresentanti della marineria fanno presente che il gasolio è arrivato a costare quasi un euro e 20. «E ciò», dicono, «porterà inevitabilmente a favorire il mercato di importazione. Va fatto qualcosa e subito». La decisione di fermarsi era stata presa sabato scorso, a Termoli, nel corso di una assemblea interregionale per fare il punto 15 giorni dopo l’incontro nazionale promosso a Pescara, che aveva visto la partecipazione del presidente delle marinerie d’Italia Francesco Caldaroni. In quella sede erano state lanciate delle richieste precise, come il taglio del prezzo del gasolio, il blocco dei mutui e l’attivazione della cassa integrazione, per aiutare armatori e marinai a superare un periodo drammatico. In due settimane si pensava e si sperava di ricevere un segnale da Roma, ma non è accaduto nulla così come non sono ancora arrivati i fondi, annunciati a marzo quando c'era stata una prima protesta nazionale, finalizzati a sostenere la categoria».
(cr.pe.)