Lagioia, la Ferocia del disordine

8 Luglio 2015

Nel romanzo vincitore del Premio Strega la saga di una famiglia di palazzinari disposti a tutto

di Federica D’Amato

Tutti davano per scontato che quest’anno la 69esima edizione del Premio Strega l’avrebbe vinta Elena Ferrante, la misteriosa autrice di libri amati in tutto il mondo, e invece alla fine l’ha spuntata “La ferocia” di Nicola Lagioia (Einaudi, 19,50 euro, 418 pagine), un libro complesso e potente, probabilmente l’unico che poteva far tornare a volare alto il nome di un premio che, nelle ultime edizioni, è andato degradando verso la qualità scadente dei romanzi selezionati dai noti “amici della Domenica”, addetti ai lavori troppo spesso pilotati dai giochi di potere delle grandi case editrici.

Dopo le polemiche degli anni precedenti, l’edizione appena conclusa aveva visto succedersi una serie di coup de théâtre che avevano risanato, in parte, la situazione, come ad esempio l’arrivo nella rosa dei 12 semi-finalisti di piccoli editori quali Neo Edizioni e 66thand2nd, sebbene infine i soliti noti l’abbiano fatta da padrona: il 2 luglio scorso Lagioia si è aggiudicato il primo posto, bevendo un abbondante sorso di Strega, grazie a 142 voti, seguito da “La sposa” (Bompiani) di Mauro Covacich con 89 voti, terzo con 59 voti “Storia della bambina perduta” (E/O Edizioni) di Elena Ferrante, quarti pari merito con 37 voti “Chi manda le onde” (Mondadori) di Fabio Genovesi e “Come donna innamorata” di Marco Santagata.

Libri tutti di ottima fattura letteraria, ma sui quali il lavoro di Lagioia ha svettato per penetrazione d’indagine introspettiva, e maturo, luminoso stile narrativo, riportando, come si diceva, al centro del discorso critico la letteratura, non come risultante retorica del raccontare storie, ma come punto da cui muovere per interrogarsi sul reale, e da lì ripartire per cambiarne i meccanismi. Come fanno i protagonisti di “La ferocia”, la ricca famiglia barese dei Salvemini, palazzinari spregiudicati e disposti a tutto per conservare e perpetuare il proprio stato di potere. Ma fino a quando la morte di una di loro, l’enigmatica e misteriosa Clara, irrompe a scardinare il consolidato ordine di un disordine esistenziale quasi orgiastico, con una ferocia molto più potente di qualsiasi astuzia terrestre. Una morte che diventa il motore dell’indagine che Lagioia compie negli abissi dell’animo umano, meandri in cui passato e futuro si confondono, così come il bene e il male, il giusto e l’ingiusto, senza mai riuscire a decretarne la risoluzione in una risposta consolatoria.

Un libro sicuramente “scomodo” perché intenso, concentrato a porre sul tavolo della letteratura gli interrogativi più scottanti sul nostro tempo, ma soprattutto sul nostro paese, al netto di oscure dinamiche da cui nessuno può sentirsi veramente escluso.

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