Le ostetriche Monica e Daniela: i bimbi nati sono tutti nostri figli 

Nel reparto di Ostetricia sono arrivate insieme nel 1988: con 33 anni di servizio, sono le più “anziane” All’attivo, seimila parti a testa e un lavoro che non conosce pause: «Neanche nell’anno del Covid»

PESCARA. Un tempo le chiamavano “mammine” o “mammane”. Non a caso, sono loro, le ostetriche, «le prime a vedere e tenere in braccio il bimbo che nasce», ancor prima della mamma che ha appena dato la vita a suo figlio.
Con gli occhi che luccicano d’emozione e il cuore che batte a mille, nel giorno della festa della mamma, Monica Sablone, 53 anni, di Bussi e Daniela Battestini, 54 anni, pescarese, le ostetriche dell’ospedale civile con più anni di esperienza alle spalle, raccontano l’orgoglio di essere “mammine”: «Noi ci sentiamo le mamme di tutti i bambini che abbiamo fatto nascere». Seimila a testa nei 33 anni trascorsi insieme nelle corsie del reparto di Ostetricia e ginecologia (4° piano, ala ovest dell’ospedale civile di Pescara), al fianco, a turno, di altre 33 colleghe. Nel dipartimento Materno-infantile, diretto da Maurizio Rosati, ogni anno, in media, nascono 2.200 bambini con mamme e papà che arrivano da tutta la regione, soprattutto dalle località dove sono stati chiusi i punti nascita di Penne e Sulmona, ma anche dal Molise, Campobasso e Termoli.
Un record di nascite che non si è fermato neppure durante l’anno del Covid. «Abbiamo avuto tanta paura e vissuto nell’ansia di riportare il contagio a casa, ma superato tante criticità legate alla impreparazione di una simile emergenza», ricorda Sablone, i primi 5 anni di carriera all’ospedale San Camillo di Roma, docente della scuola infermieristica della Asl, sposata con Roberto e madre di Giulia, «ma non ci siamo mai fermate, sempre avanti col sorriso. Ogni volta è come la prima volta, ogni volta che stringiamo tra le braccia quei batuffoletti è un batticuore». «Abbiamo fatto nascere anche tanti bambini a casa e in acqua, in questi anni», rammenta la collega Battestini, appassionata di sport acquatici, due figli di 30 e 24 anni, Alessio e Irene, «il parto è sempre un momento eccezionale, di preoccupazione e timore anche per i genitori che si aspettano che tutto vada bene». L’età media delle donne che affrontano la prima gravidanza è di 39 anni. E per le levatrici dell’ospedale (a cui di recente è andato il grazie di Carla Panzino con la targa di Adricesta) la gestione di un parto è una operazione complessa che parte dal travaglio alla nascita, prosegue con l’allattamento ma non si conclude con il ritorno a casa delle puerpere. Il legame con quelle mamme non si spezza mai: «Abbiamo i telefonini zeppi di foto e video dei bimbi che abbiamo fatto nascere».
Sablone e Battestini sono entrate nel reparto ospedaliero (responsabile del Blocco parto, Gian Nicola Cunese; coordinatrice delle ostetriche, Rina Di Giansante) nello stesso giorno, il 1° settembre 1988. «All’epoca eravamo solo in 7», oggi la loro esperienza è un faro per le nuove leve, per le ostetriche più giovani come Giorgia De Fanis, 28 anni di Pescara. Talvolta alla felicità, si contrappone il dolore: «Accade quando alcune neomamme, per fortuna pochissime, rifiutano i loro bimbi alla nascita. I piccoli vengono poi affidati ai servizi sociali. E quando dobbiamo aiutare le donne ad elaborare i lutti conseguenti ad un aborto». Del gruppo allattamento fanno parte anche Antonietta Giglio, Caterina Machiavelli, Lorella Di Pietro e Rita Molinari.