SANITA'

Liste d'attesa: "Pescara sempre peggio", attacco del Pd

Alla Asl pescarese bisogna attendere 110,8 giorni in media per visite ed esami. In quella di Teramo, 16,8 giorni, a Chieti, 26,9

PESCARA. "De Profundis per la sanità pubblica, Pescara sempre più record per le liste di attesa interminabili": Il Partito democratico di Pescara torna all'attacco sulla sanità pescarese.

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"I dati di maggio 2023, che la commissione sanità dell’unione comunale del Partito democratico ha ricavato come sempre dalle tabelle ufficiali del portale Sanità Regione Abruzzo, sono spaventosi fino a far prefigurare un blocco totale di molte prestazioni. Alla Asl di Pescara, un dato su tutti, ormai bisogna attendere 110,8 giorni in media per visite, esami etc. Con un ritardo abissale con Teramo, 16,8 giorni, e Chieti, 26,9. A maggio le prestazioni sono state in totale 11.305 di cui ben 2.850 proiettate oltre i 120 giorni di attesa. Il che significa che ci sono singole prestazioni erogate oltre i 600, diconsi 600, giorni di attesa e i 250. La regina in negativo di questa proiezione verso il baratro assistenziale resta la colonscopia che si attesa su una attesa di 478 giorni medi".

La commissione sanità del Pd, in testa il segretario dell’unione comunale Antonio Caroselli, chiama direttamente in causa non solo il direttore generale della Asl di Pescara e l’assessore regionale alla Sanità, ma anche il sindaco di Pescara, che, "sia pur in tutt’altre faccende affaccendato (lo scandalo con gli arresti in Comune per corruzione e droga nell’ambito degli appalti pubblici) ha il dovere istituzionale di intervenire sull’assetto sanitario di Pescara e provincia in quanto presidente del comitato ristretto dei sindaci della Asl pescarese. Ma finora Masci ha fatto finta di niente nonostante i nostri costruttivi interventi, sollecitazioni proiettate peraltro non solo verso la denuncia di questa situazione aberrante che mortifica i cittadini e le istituzioni, ma in direzione di proposte da rendere operative subito per superare questo stato di crisi che certo le scelte sempre più padronali del governo Meloni non aiutano a risolvere".