Lunghe code per pagare la prima rata

Banche e Poste prese d’assalto. I cittadini: oltre alla stangata anche i disagi per i versamenti

PESCARA. C’è chi si è ridotto all’ultimo giorno per aspettare l’accredito dello stipendio, perché i soldi per pagare la prima rata dell’Imposta municipale unica (Imu) sulla casa proprio non li aveva. C’è la lunga schiera dei ritardatari che volontariamente ha deciso di saldare l’imposta lunedì mattina. Ci sono i lavoratori che hanno preso un permesso per andare alle Poste o in banca. E, infine, ci sono gli anziani a cui il commercialista ha consegnato la documentazione completa solo ieri mattina e si sono lanciati in una corsa contro il tempo per raggiungere gli sportelli prima della chiusura: tutto pur di riuscire a versare in tempo l’acconto dovuto ed evitare così di finire nella lista nera dei morosi.

La scadenza di quella che è stata ribattezzata «la tassa più odiata dagli italiani» ha regalato a migliaia di pescaresi una mattinata di code e disagi. Vuoi per i soldi da versare allo Stato, vuoi per la lunga trafila burocratica o per il caldo torrido di fine giugno, che in qualche caso può dare alla testa, in tanti hanno varcato la soglia degli uffici postali stremati, sbuffando e lanciando qualche invettiva. «Due ore di fila e anche questa è andata», si sfoga Dario D’Alberto mentre mostra il suo modello F24 con il timbro del pagamento effettuato. Sono le 12,35 e finalmente la coda alla filiale di Pescara 7, in via Tiburtina, sembra attenuarsi dopo una mattinata incandescente.

«Sono arrivato qui alle 10», racconta l’uomo, «c’era il pienone: tutti in fila per pagare l’Imu. Poi molte persone sono andate via, hanno ripiegato sulle banche, oppure hanno tentato la fortuna in qualche altro ufficio postale. Io ho perso una mattinata intera di lavoro, senza contare i giorni precedenti quando ho dovuto mettere mano alla documentazione. C’era incertezza su tutto, per fortuna mi ha dato una mano un amico commercialista».

Dario non è l’unico a lamentare i disagi di una fetta di popolo messa in ginocchio dalla burocrazia e dalla mole dei contributi. Daniela Tiberii ha preso il tagliandino con la lettera C destinata ai pagamenti Imu alla macchinetta tagliacode di via Tiburtina alle 10,15: dopo due ore e mezza è ancora in attesa di versare la sua quota sulla casa.

«La fila non scorre», sorride amareggiata, «sono arrivata stamattina (ieri) presto, ho preso la prenotazione, poi sono andata a fare la spesa, ho fatto altre commissioni, infine sono ritornata e sto ancora aspettando».

Dalle 10,15 alle 12,35 i tre sportelli aperti hanno effettuato 60 pagamenti.

«Molti utenti», sottolinea la donna, «devono prima prelevare dal conto e poi effettuare i versamenti. In questo modo però l’iter si allunga».

La storia non cambia negli altri uffici postali e bancari della città. A Pescara 1, in via Monti, Andrea e Chiara entrano, danno un’occhiata alla fila, guardano il proprio biglietto numero 170 e non ci pensano due volte.

«Andremo in banca, non possiamo aspettare tutto il giorno», si dicono. «É da sabato che cerco di pagare l’Imu e non ci riesco, perché le Poste sono strapiene», ribatte la signora Fusilli, «avrebbero dovuto trovare una forma di pagamento più veloce e immediata. Per compilare i documenti mi sono dovuta rivolgere a un commercialista e ci sono voluti altri soldi».« Non è giusto», prosegue, «che in un momento di crisi e quando una nazione è in deficit a pagare siano sempre i più pochi».

Si respira un’aria di sconfitta alle Poste centrali, in corso Vittorio Emanuele. Troppi si dicono amareggiati e rassegnati. «Come tutte le prime volte è così, non è che possiamo fare diversamente», osserva Cristina. «Avevo già calcolato di perdere un’intera mattinata», insiste Emilia Cicconetti, «certo avrei fatto volentieri a meno di pagare quest’altra batosta, ma non si può fare diversamente».

«C’è troppa confusione», osserva Maria Mazzocca, «io ho pagato l’Imu alla banca, ma invece di semplificare hanno contribuito ad accrescere i disagi». Patrizio racconta di aver acquistato la propria abitazione due anni fa, proprio perché era stata abolita l’Ici e non c’erano tasse da pagare.«Adesso sono con le spalle al muro», ammette, «cosa faccio? Nulla, pago anche questa e via. Per fortuna oggi è il mio giorno libero dal lavoro e non ho problemi per aspettare tutta questa fila».

Ylenia Gifuni

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