Morti nell’incendio a Villa Serena I vigili del fuoco: «Un atto doloso» 

Ecco la perizia del comando provinciale di Pescara e del Nucleo investigativo antincendi dell’Aquila Esclusi problemi elettrici, ma il rogo potrebbe essere stato provocato anche da una sigaretta accesa

CITTÀ SANT’ANGELO. Nessun problema elettrico. Niente di accidentale. Dietro l'incendio che si è sviluppato la sera del 20 maggio 2019 in una zona della clinica Villa Serena di Città Sant'Angelo, provocando la morte di due pazienti, c'è la mano dell'uomo, che sia per colpa o per dolo.
E' quanto emerso dal lungo lavoro svolto dai vigili del fuoco che si sono occupati, una volta domato l'incendio, di eseguire in quegli ambienti una serie di rilievi per poi esaminare tutto il materiale raccolto nei vari sopralluoghi e inviare una relazione al sostituto procuratore che sta coordinando le indagini, Rosangela Di Stefano.
NO INCIDENTE Il documento, consegnato alla Procura il 2 dicembre, conferma sostanzialmente i dubbi iniziali: dal primo momento, infatti, era stato escluso che potesse trattarsi di un incidente e si era parlato di un incendio provocato da una sigaretta o forse da un accendino, nonostante il divieto di fumo in vigore in quei locali.
L'attività dei vigili del fuoco ha preso il via il giorno dopo l'incendio, che ha interessato il primo piano dell'area per la riabilitazione psichiatrica.
FIAMME DALLA CAMERA Le fiamme si sono sviluppate in un angolo della camera di degenza dei due pazienti che hanno perso la vita, Domenico Di Carlo, un ex oculista di 51 anni di Vasto, e Amerigo Parlante, 63 anni, di Roccamontepiano, ricoverati da tempo a Villa Serena, mentre un terzo paziente è stato salvato da fumo e fuoco dal personale della clinica.
Il rogo, questo un altro dettaglio contenuto nella relazione, sarebbe partito in un angolo della stanza, vicino al letto più prossimo alla porta di ingresso della camera, anche se non sarebbe stato trovato l'innesco che ha scatenato tutto.
INTERVENTO TEMPESTIVO Una volta partito, non è stato possibile fermare l'incendio e solo l'intervento dei vigili del fuoco, arrivati da Pescara e Montesilvano, ha consentito di spegnere tutto, evitando che provocasse altri danni. Ma per i due pazienti non c'era più niente da fare e i corpi sono stati estratti carbonizzati dalla camera.
L'autopsia, eseguita il primo luglio da Cristian D'Ovidio, ha stabilito che la morte è avvenuta per asfissia acuta, dovuta alla inalazione dei fumi. E i due sono sopravvissuti pochissimo all'inferno che si stava sprigionando in quella camera. La stanza, con gli ambienti vicini, è finita sotto sequestro nelle ore successive all'incendio, per consentire ai vigili del fuoco e ai carabinieri della compagnia di Montesilvano, che si sono occupati delle indagini, di ricostruire tutto dettagliatamente anche per accertare eventuali responsabilità.
PARZIALE DISSEQUESTRO Solo successivamente una parte dei locali è stata dissequestrata. Per i vigili del fuoco è intervenuto a Città Sant'Angelo, oltre al personale del comando provinciale di Pescara, anche il Nucleo investigativo antincendi (Niat), arrivato dall'Aquila in momenti diversi (il 21 maggio e il 5 giugno) per completare tutti i rilievi.
LE AUTORIZZAZIONI E non è mancata l'analisi degli aspetti strettamente gestionali, sul fronte delle autorizzazioni e dell'esercizio, sempre per gli ambiti di competenza dei vigili, e da questo punto di vista non sarebbero emerse irregolarità.
Manca ancora un tassello, prima che la Procura possa chiudere il cerchio, e cioè la relazione finale di D'Ovidio: insieme a quella dei vigili del fuoco sarà fondamentale per avere un quadro completo sui fatti del 20 maggio e decidere se ci siano delle responsabilità e, in caso affermativo, a carico di chi. Due i reati ipotizzati nel fascicolo aperto da Di Stefano: omicidio colposo e incendio colposo.
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