Il curatore fallimentare Claudia Mariani a colloquio con i dipendenti delle Naiadi (foto G. Lattanzio)

PESCARA

Naiadi, dipendenti verso il licenziamento / VIDEO

Apposti i sigilli ai cancelli: futuro nebuloso per i lavoratori della fallita Progetto Sport

PESCARA. Sigilli alla struttura, licenziamento collettivo, impossibilità di esercizio provvisorio e futuro incerto. Per tutti. Le Naiadi sono arrivate al canto del cigno. Il punto più basso della storia per l'impianto sportivo di via Livenza. Non c'è bisogno delle parole, basta guardare negli occhi le persone che lì dentro hanno lavorato per una vita, che ne hanno viste tante nel corso degli anni e che anche in quest'ultimo periodo hanno stretto i denti, senza stipendio, per provare a salvare il salvabile.

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I lavoratori delle Naiadi: rischio di licenziamento collettivo e stop al presidio
L'incontro con la curatrice fallimentare sul futuro dell'impianto sportivo di Pescara (video di Giampiero Lattanzio)

Tutto inutile. Ieri mattina il curatore fallimentare, Claudia Mariani, ha raggiunto il presidio formato dai dipendenti fuori dalle piscine per comunicare le notizie e apporre i sigilli ai cancelli.

Claudia Mariani e, alle sua spalle, Livio Di Bartolomeo di Progetto Sport
Da questo momento, è vietato entrare. Alle luce delle carte e dei documenti analizzati, l'esercizio provvisorio in attesa di un nuovo affidamento è difficile da ipotizzare. Uno scenario che i lavoratori della fallita Progetto Sport e della Sport Life avevano auspicato solo qualche giorno fa, in occasione della riunione sindacale.
La Mariani ha spiegato che allo stato attuale non ci sono i presupposti e che per questo bisognerà attendere l'apertura della buste prevista per il 3 maggio. Tempi tecnici alla mano, significa che almeno per la prossima estate qui tutto resterà fermo. «Come prima cosa dovremo fare l'inventario, che contiamo di espletare nel più breve tempo possibile», spiega la Mariani davanti a una platea che ha gli occhi persi nel vuoto. «Il fallimento della Progetto Sport rischia di determinare il licenziamento collettivo di tutti i dipendenti della società, che da un lato potranno fare accesso agli ammortizzatori sociali e dall'altro dovranno fare istanza di insinuazione al passivo per andare a recuperare tutte le somme che ancora devono percepire, dagli stipendi non pagati al Tfr».
A tal proposito però occorre fare un distinguo, come evidenzia il curatore fallimentare, tra i circa 30 lavoratori Progetto Sport e gli altri 40 della Sport Life. A essere fallita è la prima e dunque i discorsi fatti riguardano solo i suoi dipendenti. Altro punto di fondamentale importanza, riguarda il futuro dei lavoratori. Con l'ipotesi del licenziamento collettivo infatti, nessuno in questo momento è in grado di assicurare un loro riassorbimento nel momento in cui arriverà la nuova gestione dell'impianto. «Come detto, in base ai documenti consegnati dall'amministratore unico della Progetto Sport Livio Di Bartolomeo», presente all'incontro, «è difficile ipotizzare un esercizio provvisorio. Questo comporterà licenziamenti collettivi. Una volta licenziati i lavoratori, non si può garantire il loro reintegro, anche se bisognerà lavorare con la Regione e con i sindacati per favorirlo». Insomma, lo scenario peggiore tra quelli ipotizzabili anche se, provando a guardare la situazione con un pizzico di ottimismo, c'è da augurarsi che dopo aver toccato il fondo si possa iniziare la risalita. In molti, tra i presenti, vogliono leggere l'ultima pagina di questo capitolo come il colpo di spugna in grado di fare piazza pulita e aprire la strada verso una nuova stagione. Proprio mentre il presidio dei lavoratori continua a commentare le parole dette dal curatore fallimentare, da dietro la siepe spunta un uomo, dall'accento marchigiano, che si avvicina e domanda: «La piscina è chiusa?». In molti annuiscono. Allora insiste: «Ma davvero? E come mai?».
Qualcuno cerca di spiegargli rapidamente l'accaduto. Dopo aver ascoltato, incredulo commenta: «Le Naiadi, un centro storico. Mi sembra una follia». Gira le spalle e se ne va.