«No ai palazzi davanti casa mia» 50 residenti contro il Comune

Parte il ricorso al Tar contro il progetto dell’ente per 40 appartamenti da affittare a canone ridotto Anche Saquella tra i firmatari. Ma l’amministrazione tira dritto e porta in consiglio il provvedimento

PESCARA. «Dappertutto, meno che nel mio cortile di casa». Questa frase coniata dagli inglesi nella loro lingua sembra calzare a pennello su ciò che sta accadendo tra via Lago Isoletta e strada della Bonifica, a due passi dalla pineta, in una delle zone più belle della città. L’amministrazione comunale sta lavorando da tempo per realizzare un progetto da 5 milioni di euro, chiamato in gergo tecnico di «housing sociale», in pratica la costruzione di 40 appartamenti da affittare poi a canone concordato a quelle famiglie di ceto medio che non ce la fanno a pagare affitti a prezzi di mercato. E ora che il progetto è quasi al traguardo, arriva un ricorso per contestare l’intervento presentato da ben 51 residenti della zona.

Ma l’amministrazione ha deciso di tirare dritto. Tanto è vero che ha inserito all’ordine del giorno la delibera di ratifica della variante al piano regolatore, già adottata il 3 settembre dell’anno scorso. Il provvedimento, nonostante fosse già in nota nella seduta di lunedì della scorsa settimana, non è ancora passato solo perché il centrodestra si è messo a fare ostruzionismo sul bilancio consolidato, bloccando per ben quattro sedute i lavori del consiglio. Ma domani mattina si va di nuovo in aula con lo stesso ordine del giorno della scorsa settimana.

I residenti, però, non sembrano intenzionati a mollare tanto facilmente. Hanno già presentato un ricorso al Tar e tra i firmatari c’è anche un imprenditore molto noto, Enrico Saquella, il re del caffè. «Mi sembra giusto partecipare all’iniziativa degli altri residenti», dice, «visto che anch’io ho in proprietà alcuni appartamenti nella zona».

Fatto sta che i residenti hanno presentato un dossier di 23 pagine, con allegate le loro firme, al tribunale amministrativo per chiedere l’annullamento della delibera adottata dal consiglio comunale il 3 settembre dell’anno scorso.

Ma perché tanto accanimento per un progetto che prevede case per il ceto medio e non quindi, come paventato da qualcuno, case popolari? La risposta è proprio nel ricorso. I residenti, si legge nel documento, «sono stati privati della possibilità di vedere attuata sul terreno, oggetto dell’intervento programmato dal Comune, l’attuale destinazione del vigente Piano regolatore e, quindi, di vedere realizzati scuole per l’infanzia, verde pubblico e parcheggi pubblici». Già, perché la destinazione d’uso è stata cambiata dall’amministrazione comunale proprio con quella variante al prg adottata nel settembre scorso.

L’amministrazione comunale, anziché asilo e parcheggi pubblici, ha preferito un programma edilizio che avesse lo stesso finalità sociali e di pubblica utilità in un’area ceduta da privati al Comune, in attuazione di un comparto edificatorio. E il progetto prevede la realizzazione di 40 alloggi per l’housing sociale, con 40 posti auto e 24 box e di un parco pubblico attrezzato. «Il progetto», aveva spiegato l’assessore alle politiche della casa Adelchi Sulpizio nel suo intervento in consiglio il 3 settembre dell’anno scorso, «da un lato mira a soddisfare la crescente domanda di alloggi da allocare a canone concordato, dall’altro ha anche altri fini, tra cui quello di minimizzare il concetto di consumo del territorio in una zona già ampiamente urbanizzata». Dunque, case in affitto per il ceto medio, per quelle famiglie che, pur non avendo un reddito troppo basso per accedere alle case popolari, hanno difficoltà economiche nel pagare i canoni di affitto ai privati. Ma, per i residenti, il provvedimento del Comune «si appalesa gravemente illegittimo e ingiustamente lesivo dei diritti e degli interessi dei ricorrenti».

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