Omicidio a Chieti Scalo, la vittima e l’assassino avevano suonato insieme

Fausto ed Emanuele seduti allo stesso tavolino del Circolo 3 Assi con i bonghi. Gli amici del rione Filippone: "Di Marco amava la musica e il teatro, era un buono"

CHIETI. Fausto Di Marco è andato al Circolo 3 Assi in via Colle dell’Ara sabato sera per chiedere quando avrebbe potuto duettare lì in concerto e per assistere all’evento musicale in programma. Ma ciò che ha incontrato è stata la morte, dopo un colpo letale alla gola. Una vicenda che sconcerta ancor di più se si pensa che dopo lo spettacolo al social club, Fausto e il fermato per l’omicidio, Emanuele Cipressi, 24 anni, si sono messi a improvvisare musica assieme ed erano seduti allo stesso tavolino. Fausto avrebbe compiuto 40 anni a novembre.

leggi anche: Omicidio a Chieti Scalo, fermato un sospettato. Il movente: una battuta di troppo a una ragazza La vittima è Fausto Di Marco, 40 anni da compiere. Trovato riverso su un marciapiede in via Pescara. Inutile l'intervento dei soccorsi. Le indagini si concentrano su Emanuele Cipressi, 24 anni di Chieti, accusato di omicidio volontario

Il delitto che si è consumato nella notte tra ieri e sabato davanti al kebab Mian Donner e vicino al Social club, è stato uno shock per tutta la città: «Era una persona meravigliosa»: così lo ricordano parenti, amici e tutti coloro che lo hanno conosciuto. Un colpo terribile anche per chi lo vedeva spesso suonare la chitarra, un uomo che continuerà a vivere anche nei luoghi in cui ha vissuto. Filippone, il quartiere in cui è nato e dove lo scorso 9 gennaio nel teatro della chiesa di San Camillo, fu uno dei protagonisti della “Corrida”, evento rilanciato dai ragazzi dei “Filipponissimi” dopo quarant’anni d’attesa. Cantava una famosa canzone del 1972, “Jesahel” dei Delirium, indossando un saio bianco e una giacca rossa, il suo gruppo si aggiudicò il premio “Originalità”, mentre per le strade del rione si rievocava una gioia e una spontaneità di altri tempi. E poi quelle scalinate di Porta Pescara di cui era diventato un simbolo: a riconoscerne il valore sono in tanti, amici e cittadini che sui social in queste ore invocano giustizia, stringendosi alla madre Florinda e al fratello Pio. In molti ricordano anche il padre da tutti conosciuto come “Toscanello”.

«Fino all’anno scorso Fausto lavorava come magazziniere. Poi ha perso il lavoro, ma si dava da fare. Aveva tantissime idee. Tutto questo è sconvolgente», dice Paolo, che con lui giocava a calcio a 5 nella stessa squadra, la vecchia Juventus Club, oggi Boca Juniors. Ma al primo posto c’era la musica, una delle sue passioni più grandi. In tanti di fronte al locale “Cueva Brigante” lo hanno sentito intonare canzoni popolari: «Fausto era un bravo ragazzo, riservato e affettuoso. Un buon cuore e un animo puro», così lo ricorda Valentina, una vicina di quella che era la sua dimora in via Saponari, da quando si era trasferito lì prendendosi cura della madre: «Non riesco a crederci. Passavamo molto tempo insieme, lui era il simbolo della “Cueva”» dice l’amica Paola, mentre i proprietari del locale di Porta Pescara non trovano parole per descrivere il dolore.

E fra i tanti interessi che aveva Fausto, c’era anche quello per il teatro: «Sono distrutta. Negli ultimi due anni ho condiviso moltissimo con lui. Il mio cuore è a pezzi», stenta a dire Stefania, che con lui condivise pure l’arte dell’andare in scena. Ma Fausto aveva un altro progetto: acquistare e coltivare della terra nel Chietino per praticare agricoltura biologica. La voglia di reagire, ieri, ha portato alcuni a posare dei mazzi di fiori di fronte al luogo in cui è accaduto il disastro: c’è anche la firma del gruppo scout Chieti 6. Infine un video, che Pio vuole condividere su facebook a poche ore dalla tragedia. È Fausto che intona, insieme alla mamma che lo abbraccia e sorride, “Briganti se More”. Note, volti e sentimenti che nessuno potrà mai dimenticare.