L'ospedale di Pescara

Ospedali abruzzesi, nessuno è a norma su 24 esaminati

Ecco la mappa fatta dalla Regione: all’ultimo posto c’è l’ala vecchia del presidio di Sulmona; lo Spirito Santo di Pescara è la struttura migliore

PESCARA. Ospedali abruzzesi con bassa, media o elevata vulnerabilità sismica. Si va da situazione definite di rischio assoluto, come l’ala vecchia dell’ospedale di Sulmona, a casi decisamente migliori, come l’ospedale Spirito Santo di Pescara. Ma nessun presidio raggiunge la soglia della normalità, con l’esclusione del polo cardiochirurgico di Chieti inaugurato due anni fa e fuori dalla lista. Lo stato della sicurezza sismica della sanità pubblica abruzzese è descritto in un documento della Regione di cui Il Centro è venuto in possesso. E’ una tabella in cui, accanto a ciascuno dei 24 presidi, vengono riportati i parametri di sicurezza, indicati con gli indici di rischio alfaαu 2 (indicatore di collasso) e alfa e (indicatore di inagibilità), quindi l’anno di costruzione, le dimensioni ed i costi di “rafforzamento”, “miglioramento sismico” o “demolizione e ricostruzione”. La spesa complessiva dei lavori di miglioramento sismico è di 200 milioni di euro; l’opzione della demolizione costa di più: 221 milioni.

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Lo studio è datato 14 aprile del 2011 ma è tuttora in vigore. La sua importanza è collegata ad una grande operazione in corso, che vede coinvolti la Regione ed i quattro direttori generali delle Asl per l’aggiornamento della mappa del rischio sismico degli ospedali. E’ un’operazione che ha preso il via il 20 gennaio scorso e che deve concludersi a giugno. Ad imporla è il decreto legge 189 di ottobre 2016 sugli «interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dal terremoto del 24 agosto del 2016». C’è un articolo del decreto-sisma, convertito in legge alla fine dello scorso anno, che dà una tempistica di 180 giorni, dall’entrata in vigore della legge, alle regioni interessate (Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria) per effettuare verifiche tecniche sui propri ospedali, nonché la valutazione del fabbisogno finanziario necessario al miglioramento sismico delle strutture. Tutto ciò con lo scopo di attingere risorse stanziate, con ordinanza della protezione civile, per le emergenze sorte dopo il sisma dell’estate scorsa.

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Alla luce di questa premessa, il dipartimento per la salute della Regione Abruzzo ha informato e sollecitato le Asl, facendo partire il conto alla rovescia che porterà alla nuova mappa di vulnerabilità sismica. Sarà peggiore o migliore di quella che pubblichiamo? Le previsioni sono negative per gli effetti delle scosse del 2016, ma si dovrà attendere l’esito delle verifiche in corso. Entriamo nel merito della mappa attuale che vede all’ultima posizione in fatto di sicurezza la vecchia ala dell’ospedale di Sulmona. E’ un’opera di oltre 36mila metri cubi, costruita nel 1958, il cui indicatore di collasso è pari a zero. Più basso è il parametro più cresce il rischio che in questo caso, secondo i tecnici incaricati dalla Regione per l’indagine sulla vulnerabilità, è assoluto.

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Per rafforzare la struttura occorrono oltre 3,6 milioni; per migliorarla dal punto di vista sismico, i milioni salgono a 5,5; l’opzione demolizione e ricostruzione costerebbe invece 7,3 milioni. Dalla parte opposta della lista c’è l’ospedale di Pescara con uno 0,8 di indicatore di collasso: il migliore, dopo il Cardiochirurgico di Chieti, visto che il livello di rischio previsto dalla norma è 1. Nella parte bassa della classifica troviamo due lotti dell’ospedale di Teramo (parametri 0,095 e 0,099), l’ospedale di Popoli (da 0 a 0,315), Avezzano (0,016) e il padiglione Est dell’ospedale di Giulianova (0,033). Vasto e Atessa, invece, si trovano nelle parti nobili della lista. Indice che scende a 0,14 per i corpi B, C, D, E ed F del policlinico di Chieti. Corpi realizzati con cemento impoverito per i quali è in corso un project financing.