Pensioni di invalidità, sotto torchio a Pescara i pazienti di Berghella

Il medico indagato dopo la denuncia del 43enne che tentò di ucciderlo: "Ho schivato una coltellata per un centimetro e ora sott’accusa sono io"

PESCARA. Saranno avviati gli accertamenti bancari, e ascoltati gli altri pazienti del dottor Vincenzo Berghella. L’inchiesta della Finanza coordinata dalla pm Anna Rita Mantini su un presunto millantato credito contestato all’ex consigliere di Forza Italia è soltanto all’inizio.

Secondo i finanzieri del comando provinciale guidati dal colonnello Francesco Mora, e quelli del Nucleo di polizia tributaria diretto dal tenente colonnello Michele Iadarola potrebbero spuntare posizioni analoghe a quella denunciata dal paziente di 43 anni affetto da disturbo bipolare che il 15 luglio dell’anno scorso tentò di accoltellare nello studio di via Regina Margherita il medico pescarese. Una tragedia evitata per un soffio, e covata dal paziente dopo che cinque giorni prima aveva denunciato Berghella sostenendo che nel 2008 il medico gli avrebbe estorto migliaia di euro per seguire le sue pratiche per l’invalidità.

leggi anche: «Pazienti pericolosi, è necessario armarsi» Il medico aggredito: «Abbandonano le terapie e il caldo peggiora le loro condizioni, noi siamo indifesi»

È proprio da qui che parte l’inchiesta. Dopo che le perquisizioni nella villa di Moscufo del medico, nel suo studio di via Regina Elena e nelle sue cassette di sicurezza di due istituti di credito sono andate a vuoto, l’obiettivo degli investigatori adesso è chiarire se il millantato credito (dare o promettere un compenso per una mediazione da un pubblico ufficiale) si sia configurato davvero, in che modo e se abbia interessato altri pazienti. «Siamo di fronte a una sindrome del beneficiario», si limita a commentare Vincenzo Berghella a proposito del pandemonio scatenato dall’uomo che gli ha attentato alla vita meno di un anno fa, «è una sindrome che esiste: ti rivali nei confronti della persona che ti ha aiutato nella vita. E io l’ho aiutato eccome. Lui vive con le pensioni che gli ho fatto avere io. Due pensioni di invalidità. Ho aiutato ad avere la pensione anche la madre, il padre e l’ex fidanzata».

«La verità», va avanti Berghella, «è che da un paio di mesi prima di quel 15 luglio, il paziente stava malissimo, aveva sospeso la terapia ed era un continuo cambiare umore. Non era più nella capacità di intendere. Urlava, poi si metteva a ridere, poi ricominciava e poi mandava messaggi di scuse. Fino al 15 luglio, quando in pieno caldo la situazione è diventata esplosiva e io ho schivato una coltellata per un centimetro. Però adesso sott’accusa sono io». Un’amarezza che il medico spera di “curare” con la rapidità delle indagini che, al contrario, non si annunciano brevi.

leggi anche: Silvana Pica, un mistero lungo 4 anni Il caso è stato archiviato, ma il corpo non è stato trovato. La sorella: quella sera era disperata, bisogna scoprire perché

Una speranza, da parte del medico, che negli ultimi anni è finito sulle cronache anche in relazione alla misteriosa scomparsa della sua ex moglie Silvana Pica, a gennaio 2012. «Il paradosso», dice in riferimento al dramma da cui peraltro si è sempre tirato fuori avendo interrotto i rapporti con la moglie dal 1999 (a parte le diatribe giudiziarie post separazione), «è che certe situazioni come la scomparsa di una persona vengono liquidate in due minuti senza un minimo di indagine, come se uno scomparisse all’improvviso, di propria volontà. E poi invece si passa la setaccio la vita di una persona normale, peraltro denunciata da una persona con seri problemi. Faccio il medico dal 1979», conclude, «devono sentire i miei pazienti? Che li sentano pure. L’importante è che si chiarisca tutto al più presto».

©RIPRODUZIONE RISERVATA