Pescara, cancelli anticlochard: ingressi sbarrati in stazione

Dopo gli sgomberi, le Ferrovie chiudono il tunnel per impedire il bivacco notturno. "Quel posto aveva perduto il suo decoro, le istituzioni erano tutte d’accordo"

PESCARA. Dopo il blitz della polizia municipale, che nella prima settimana di aprile sgomberò gli spazi, seguito dalla bonifica di Attiva, la società che gestisce i rifiuti urbani in città, a sbarrare gli ingressi definitivamente ai senzatetto, dopo la decisione del febbraio scorso di chiudere nelle ore notturne la stazione, ci ha pensato Rete Ferrovie Italiane, la società che gestisce gli impianti fissi di Ferrovie Italiane.

Nel tunnel che congiunge le aree di risulta a via Ferrari, sul lato sud della stazione centrale, ritrovo abituale dei barboni, sia dall’ingresso che si affaccia sulle aree di risulta, sia sul lato di via Ferrari, sono stati montati dei cancelli che blinderanno il passaggio ai barboni in concomitanza della chiusura della stazione. Diventa off limit, dunque, il dormitorio all’addiaccio, per gli homeless, dalle 22 circa (più di un’ora prima della chiusura della stazione, prevista per le 23,15), fino alle 4,45 del mattino successivo.

Una beffa, a Pasqua, per i clochard che fossero arrivati in nottata, ignari della decisione di Rfi e della possibilità di rifugiarsi nei dormitori della città. Una decisione già presa da tempo, quella di impedire il passaggio nei due varchi del tunnel, e resa nota al Comune e alle associazioni di volontariato.

«Due mesi fa», dà notizia Giuseppe Angelini, portavoce di Rfi, «abbiamo comunicato le nostre intenzioni, con l’accordo di tutti. Quello era un luogo dove doveva tornare il decoro, anche per rendere accessibile il transito mattutino a chi lì ci lavora, come i dipendenti dei sindacati e del Dopolavoro ferroviario. Ormai, quel posto era diventato un suk a cielo aperto». Intanto, i 41 senza dimora scovati dai vigili urbani nell’operazione di inizio mese, gli habitué, i cosiddetti «stanziali», tra i quali molti romeni, che anche da anni dormivano con suppellettili consunte e giacigli di fortuna nel tunnel, hanno trovato una sistemazione: 23 sono tornati, proprio tre giorni fa, in occasione delle feste pasquali, in Romania. Si tratta di tre famiglie, che pur di non separarsi, durante il soggiorno pescarese, avevano deciso di non andare nei dormitori del Comune (un hotel della città) o in quelli della Caritas (in via Gran Sasso e via Alento). Nuclei che difficilmente torneranno sia per l’impossibilità di un alloggio sia per le difficoltà di ottenere un lavoro in zona. In 7, tutti con problemi psichiatrici, sono stati presi in cura dalla Asl. I rimanenti 11, fanno sapere dal Comune, hanno trovato infine ricovero nei dormitori. Ma la faccenda dell’installazione dei cancelli fa ancora discutere. E il monito della diocesi Pescara-Penne è forte.

«Il messaggio pasquale», riferisce il direttore dell’ufficio delle comunicazioni sociali della diocesi, don Simone Chiappetta, che parla pertanto anche per conto del vescovo Tommaso Valentinetti, «è un messaggio che impegna tutti all’accoglienza. Siamo tutti chiamati a rispondere per aiutare un fratello che si trova in stato di necessità. Tutti sono chiamati a rimboccarsi le maniche, singoli ed enti. Da parte nostra, col centro di ascolto e i vari progetti di accoglienza, pur non sempre sufficienti, diamo una risposta ai bisogni del momento. Ci rendiamo conto che la stazione non è un luogo di accoglienza per i senzatetto, però sappiamo, allo stesso tempo, che il problema è serio. Queste persone non hanno casa, per scelta o per le contingenze della vita».

Dello stesso tenore è il parere del direttore della Caritas diocesana, don Marco Pagniello, che recentemente aveva ricordato come molti barboni rifiutassero l’ospitalità nei due dormitori che gestisce. «Ognuno faccia la propria parte. La Chiesa, attraverso la Caritas, ha messo a disposizione la Cittadella».

©RIPRODUZIONE RISERVATA