il sopralluogo

Pescara, D’Alfonso conferma: il mercatino sarà ospitato nel sottopasso

Il presidente visita i commercianti senegalesi che protestano per lo sfratto: «State tranquilli, la soluzione è pronta». Ma il presidio resta

PESCARA. Una carezza e una promessa: ci stiamo occupando di voi, abbiamo già la soluzione in uno dei sottopassi della stazione ferroviaria. Alle 12,27 di ieri l’auto blu della Regione inchioda davanti al presidio dei senegalesi, una cinquantina, che da ieri stazionano davanti alle transenne dell’area dove fino a due giorni fa vendevano le loro mercanzie, anche contraffatte. Il governatore Luciano D’Alfonso si materializza a sorpresa e chiama a raccolta i senegalesi radunati davanti a uno striscione che recita: «Noi vogliamo bene a tutti i pescaresi, perché siamo a Pescara da tanti anni. Non siamo venuti qui per rovinare l’Italia, per rubare o vendere droga, ma per povertà nel nostro Paese. Qui abbiamo famiglia, non chiediamo soldi per strada, vogliamo lavorare con dignità». D’Alfonso legge il cartello posizionato lungo la rete di protezione, li raduna e parla: «Vi ammiriamo per la vostra lotta dignitosa, ma state tranquilli, stiamo per darvi una soluzione, anzi l’abbiamo già». La soluzione, spiega il presidente della Regione indicando l’obiettivo, è in uno dei due sottopassi della stazione che sfociano su via Ferrari. Poi, D’Alfonso se ne va tra gli applausi dei senegalesi: una visita di pochi minuti, il tempo di una rassicurazione.

«Ci hanno cacciato ingiustamente, prima di mandarci via dovevano trovare un’altra area per il mercato» dicono in coro Beassiruo, Matar Diop, Ibraim Kama e Ousmane Gueye, «noi paghiamo le tasse regolarmente, oltre ai 300 euro annui per il permesso di soggiorno, i nostri figli sono nati qui e vanno a scuola. Dobbiamo sfamare le famiglie, chissà quanto tempo passerà prima che ci diano un altro spazio». D’Alfonso e il Comune promettono il sottopasso: andrebbe bene ai senegalesi? «Si, purché torniamo subito a lavorare, se stiamo fermi come potremmo sostenerci?». Intanto, il presidio non si fermerà: «Verremo qui ogni giorno e oggi non mangiamo per protesta. Rivogliamo solo il nostro mercato, non importa dove».

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