La tabaccheria di via Rio Sparto devastata dai rapinatori

Pescara, il titolare della tabaccheria assaltata: «Se avessi avuto la pistola avrei sparato»

Parla Mario Claudio Paolini del negozio di via Rio Sparto svaligiato lo scorso sabato

PESCARA. Con i clienti è cordiale e sorridente come sempre. Ma è ancora teso, piuttosto agitato per l'assalto subito sabato sera, quando due rapinatori sono entrati nella sua tabaccheria, in via Rio Sparto, e gli hanno portato via l'incasso della giornata. Era già successo altre due volte, negli ultimi due anni, ma sabato è stato diverso, particolarmente violento, e Mario Claudio Paolini non ha avuto il coraggio di reagire. Ora, mentre smaltisce la paura di quegli attimi, pensa che sarebbe meglio chiudere i battenti, perché non vale la pena andare avanti così, sempre sotto scacco.

Cosa è accaduto di preciso l'altra sera? Cosa ricorda?

Sono entrati in due, sembravano matti, erano agitati. Urlavano: «I soldi, i soldi». Uno è salito sul bancone ed è passato dietro, nella zona dove eravamo io e mia moglie. Aveva una mazza da baseball in mano. Ha cominciato a colpire tutto, dalla stampante al computer, rovesciando a terra qualsiasi cosa.

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E l'altro?

Anche l'altro è salito sul bancone all'altezza della cassa e aveva una pistola in mano, forse un giocattolo, ma non lo so. Un cliente, che era qui dentro, lo ha spinto in avanti e lui è caduto di faccia.

E voi, come avete reagito?

Ho indicato subito dov'erano i soldi. Gli ho offerto anche il portafogli, ma non lo hanno voluto. Continuavano ad urlare e quello con la mazza da baseball continuava a tirare colpi. A un certo punto, quando ha dato una bastonata al computer, è andata via l'energia elettrica. Noi non abbiamo reagito: l'uomo con la mazza era a un metro da me. Avrebbe potuto farci male. Poi, però, la mazza gli si è spezzata ed è stato costretto a fermarsi.

Dopo sono fuggiti?

Il cliente che ha spinto uno dei rapinatori nel frattempo è uscito dalla tabaccheria e ha spinto lo scooter con cui erano arrivati. Quando i due sono fuggiti hanno trovato il mezzo a terra, hanno provato a farlo ripartire ma non ci sono riusciti e sono stati costretti a lasciarlo lì e ad andarsene a piedi. In quei momenti uno ha perso una scarpa.

Li riconoscerebbe?

In testa avevano il casco e davanti alla bocca delle fasce, per cui sarebbe impossibile.

Come si sente?

Sono un po' agitato. Anche perché non è la prima volta. Ho fatto i conti e in trent'anni ho subito una ventina di colpi, tra furti e rapine. Negli ultimi due anni, due furti e due rapine. Praticamente ogni sei mesi accade qualcosa. Non se ne esce. Mi chiedo se devo andare in qualche santuario. Nelle due rapine precedenti ha reagito, stavolta no. La prima volta, fuori dalla tabaccheria, ho seguito l'istinto e mi sono opposto a un malvivente. Un'altra volta il rapinatore si è presentato con il coltello da cucina, non mi faceva paura. Ma sabato erano troppo armati, non me la sono sentita.

Una cliente, dopo aver saputo di questo assalto le ha suggerito di armarsi. Ci ha mai pensato?

No, non ci ho mai pensato, perché se avessi una pistola la userei. Quindi è meglio non averla, altrimenti finirei in galera. Preferirei evitare il carcere.C'è un modo per difendersi, quando si ha un'attività? Noi siamo indifesi, non contiamo niente. Dopo aver subito i furti mi sono dovuto blindare: ho messo le grate alle finestre, usato il lucchetto alla porta, attivato il sistema di allarme con il servizio di vigilanza affidato alla guardia giurata (che però passa la notte) e ci sono anche le telecamere (le riprese della rapina sono state consegnate alla polizia, che indaga). Non posso certamente mettere i cannoni, qui dentro. Né posso fermare i clienti fuori alla porta e consegnare le sigarette lì. Ormai furti e rapine sono quotidiani: è come se la mattina andassi a fare la guerra. Ma così è inutile.

Che vuol dire?

Già l'altra volta avevo pensato di chiudere. Così non ha più senso lavorare da mattina a sera, con mia moglie e mia figlia.

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