Pescara, in casa dei rom 110mila euro: "No al sequestro" 

I soldi scoperti dai carabinieri durante un blitz in una casa a Fontanelle. Secondo il giudice non è dimostrata la provenienza illecita

PESCARA. No al sequestro dei 110mila euro che i carabinieri hanno trovato in casa di un rom, a Fontanelle.
I soldi devono restare all’uomo e alla sua compagna, entrambi disoccupati e sconosciuti al fisco. Lo ha stabilito il giudice per le indagini preliminari Gianluca Sarandrea che ha respinto la richiesta di sequestro preventivo avanzata dal sostituto procuratore Marina Tommolini dopo l’intervento degli uomini dell’Arma in casa del rom, in via Caduti per servizio.
Il 22 gennaio, facendo irruzione nell’alloggio (popolare) dell’uomo e della sua compagna, i carabinieri avevano scovato il denaro in una intercapedine della cucina.
Un bel gruzzolo, suddiviso in mazzette: alcune erano state infilate all’interno dei calzini, altre erano state sigillate, infilate in involucri di plastica e pressate sottovuoto. Su disposizione del magistrato, era scattato il sequestro di tutto quel denaro di cui l’uomo, A.C., di 56 anni, occupante di una casa dell’Ater, non era riuscito a dare alcuna giustificazione valida. Ed era stato denunciato con la compagna per ricettazione e detenzione di sostanze stupefacenti.
In casa, però, il cane antidroga usato dagli investigatori non aveva trovato tracce di droga: c’erano solo un bilancino di precisione e un pezzo di cellophane probabilmente ritagliato per confezionare la droga.
Ma per il gip non c’è «il minimo indizio in ordine al reato di ricettazione» perché la presenza di una rilevante somma di denaro in casa, anche se «sproporzionata» rispetto alla capacità reddituale dei due, non può costituire presupposto per dimostrarne «la natura illecita».
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