il caso

Pescara, mezza tonnellata di pesci intrappolati e uccisi da una rete

Sono stati trovati tra il molo nord e la Nave di Cascella. L’associazione Nuovo Saline accusa: «Questo è bracconaggio marino»

PESCARA. Mezza tonnellata di pesci morti asfissiati, molti dei quali galleggiavano riversi a pelo d'acqua nelle vicinanze dei trabocchi, sono stati rinvenuti ieri mattina all'alba dagli operatori dell'associazione ambientalista Nuovo Saline, nel tratto di mare compreso tra il molo nord e la Nave di Cascella. Si tratta, denuncia il presidente del sodalizio montesilvanese Gianluca Milillo, che ha immediatamente allertato la Guardia costiera, di una «grave azione di bracconaggio marino esattamente come sta accadendo da mesi all'imbarcadero del Saline a Montesilvano dove non si ferma la caccia sfrenata al tonno rosso, mascherata da pesca sportiva».

Milillo spiega che «tra le specie ittiche catturate da una rete "barracuda" lunga circa 300 metri e posizionata a pochi metri dalla costa a una profondità di due metri, c'è la "Alosa fallax", nome comune cheppia, esemplare protetto e inserito nelle liste rosse dell'Unione europea. Gli eco-criminali responsabili di questo orrendo gesto, che si profila come un illecito penale, hanno ucciso in gran parte cefali, ma anche orate, pesce serra, leccia amia, salpe, pensiamo a una mezza tonnellata di specie ittiche sterminate. I pesci si trovavano in quel santuario della riproduzione posto alla foce del fiume, in una zona assolutamente vietata alla pesca. Quindi chi ha buttato le reti, sapeva di portare a casa un bel bottino».

La moria è stata scoperta dagli uomini dell'associazione (che conta 80 iscritti tra biologi, geologi, entomologi e tecnici ambientali) sorta cinque anni fa in via Danimarca a Montesilvano per tutelare l'ambiente marino a scopo didattico, che alle 6.30 di ieri mattina si trovavano in quello specchio d'acqua nelle vicinanze della Madonnina, intenti a "preparare un atlante zoologico marino delle specie predatorie allo scopo di realizzare un libro da donare alle scuole». A un certo punto, prosegue il tecnico ambientale «ci siamo imbattuti in una rete detta barracuda perché altamente invisibile sott'acqua e in superficie abbiamo visto galleggiare i pesci asfissiati, intrappolati nella rete presumibilmente preparata ad arte nottetempo. E' la prima volta che accade in questo tratto di mare, peraltro molto battuto dagli uomini della capitaneria ai quali abbiamo immediatamente segnalato l'orrore ma non smetteremo di vigilare nella centrale del bracconaggio, che si sta rivelando l'imbarcadero del fiume Saline tra il ponte della ferrovia e la foce che si affaccia sui grandi alberghi a Montesilvano, dove transitano imbarcazioni anche dalle Marche e dal Lazio cariche di bracconieri a caccia di tonno rosso, business molto redditizio al mercato nero, contro i quali abbiamo già inoltrato diverse denunce a carabinieri e capitaneria».

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