Pescara, scoperta evasione da 4,2 milioni

Azienda del Pescarese fingeva di spedire alcolici all'estero per non pagare iva e accise

PESCARA. Facevano finta di spedire gli alcolici nel Regno Unito per non pagare le imposte in Italia. E con questo sistema avrebbero messo a segno un'evasione monstre da 4,2 milioni di euro in quattro anni. Ma l'Agenzia delle Dogane di Pescara li ha scoperti e denunciati.

A mettere in piedi la frode sarebbe stata una ditta del Pescarese che si occupa di produzione di vino e commercializzazione di vino e altre bevande alcoliche. Per i funzionari del Servizio antifrode dogane e accise la ditta avrebbe usato un particolare stratagemma per non pagare le accise sugli alcolici e l'Iva.
Secondo gli accertamenti compiuti dall'agenzia delle Dogane di Pescara, diretta da Gennaro Caliendo, tra il 2007 e il 2010 l'azienda avrebbe fatto finta di spedire bevande alcoliche oltreconfine, in Gran Bretagna e quindi non avrebbe pagato nè l'iva nè le accise sulla merce che in teoria era uscita dai confini. Quando si spediscono bevande alcoliche all'estero, infatti, la legge prevede che le accise e l'iva si paghino nel paese in cui le bevande vengono immesse in consumo. Secondo i funzionari delle Dogane, però, la merce non sarebbe mai uscita dall'Italia e in questo modo le tasse non sarebbero state pagate nè in Italia nè al'estero.

I doganieri sono arrivati a questa conclusione facendo verifiche sulle ditte di trasporto e sui Daa, cioè i documenti di accompagnamento per le accise. Quando si spedisce merce di questo genere, infatti, sia la ditta che spedisce sia quella che riceve hanno un codice riconosciuto e identificabile a livello europeo che serve proprio per effettuare questo tipo di controlli. Dalle verifiche è emerso che le bevande alcoliche venivano spedite dalla ditta pescarese a destinatari inesistenti o non abilitati a ricevere questo tipo di merce, gravata da accise e iva. La ditta non sarebbe riuscita quindi a dimostrare che la merce è effettivamente uscita dall'Italia e a quel punto, secondo la legge, si considera merce rimasta nel territorio italiano e come tale viene tassata in Italia.

Secondo le Dogane la ditta avrebbe usato questo metodo tra il 2007 e il 2010 evadendo in totale 4 milioni 207 mila euro divisi tra 3,214 milioni di accise e 992,76 di imposta sul valore aggiunto.

Adesso la ditta pescarese rischia anche dal punto di vista penale. L'omesso versamento dell'Iva sopra i 50 mila euro, infatti, è un reato che può essere punito anche con la reclusione. Oltre che per l'omesso versamento dell'Iva i responsabili della ditta sono stati denunciati alla procura di Pescara anche per emissione di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e truffa ai danni dello Stato.

Già nel 2010 l'agenzia delle Dogane aveva scoperto una grossa evasione fiscale messa a segno da una ditta abruzzese che vendeva elettricità. La ditta secondo i funzionari dell'agenzia si era inserita nel mercato elettrico tra il 2005 e il 2008 vendendo energia elettrica a utenti privati, aziende e comuni non solo in Abruzzo ma anche in Umbria e Piemonte.

L'azienda, però, non avrebbe mai denunciato l'inizio della sua attività e quindi neppure presentato le dichiarazioni di consumo che servono per poi calcolare le tasse. Secondo la Dogana in questo modo la ditta avrebbe evaso tasse per oltre 700 mila euro.

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