Pescara, via al dragaggio del porto: la marineria è fiduciosa

Iniziato l’intervento di emergenza e prelevati i primi 500 metri cubi di fanghi. L’obiettivo: garantire l’uscita dei pescherecci entro il termine del fermo pesca
PESCARA. Sono cominciate ieri mattina, come da programma, le prime operazioni di escavo del materiale da prelevare e smaltire, per restituire piena navigabilità al porto di Pescara. Nonostante il maltempo, l’impresa Inmare srl di Termoli ha avviato il dragaggio e la marineria prova a tirare un sospiro di sollievo. «Un intervento di emergenza che attendiamo da tempo», commenta Doriano Camplone, presidente dell’associazione Pesca Professionale “Mimmo Grosso”. «Cinquemila metri cubi di fanghi sono pochi, ma questo intervento di emergenza è fondamentale per cominciare a risolvere i problemi che i nostri pescherecci incontrano durante le manovre di ingresso e uscita dal porto canale. Monitoreremo il lavoro, ma siamo fiduciosi. Le nostre proteste hanno avuto un esito positivo, almeno per quanto concerne la prima fase degli interventi».
A spiegare nel dettaglio come andrà avanti il lavoro, almeno fino al 10 ottobre, è Giovanna Brandelli, presidente di Aca spa, ieri mattina sul posto, insieme con Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente). «Si procede per step e questa prima fase viene considerata come una sorta di sperimentazione, che dovrà trasformarsi in procedura ordinaria, nel momento in cui avremo i primi risultati positivi», spiega. «L’escavo di 5-6mila metri cubi di fanghi, da completare nel giro di dieci giorni non consecutivi, comporta dei prelievi graduali. Il materiale viene depositato in cumuli di 500 metri cubi l’uno nella vasca temporanea impermeabilizzata, che abbiamo realizzato da poco. La presenza dell’Arpa è fondamentale, perché va verificata la qualità dei sedimenti, per poi distinguere quelli riutilizzabili per il ripascimento o meno». In pratica, così come previsto dalla normativa vigente, i fanghi depositati nella vasca temporanea, allestita nell’area compresa tra la banchina sud e il porto turistico, devono essere caratterizzati da Arpa. «Una procedura che ci consente il risanamento del porto, a costi sostenibili», dice ancora Brandelli.
I fanghi prelevati vengono, man mano, analizzati dall’Arpa, che deve così distinguere i sedimenti da utilizzare in mare da quelli da gestire a terra. I primi verranno asciugati, trasportati via terra e depositati sulla banchina. La frazione dei fanghi non utilizzabile in mare, invece, verrà trattata in maniera diversa, quindi igienizzati a terra e sottoposti a una seconda sessione di analisi per capire se i materiali prelevati possono essere utilizzati in edilizia. I fanghi che restano fuori da tale circuito, vanno invece gestiti come rifiuto. L’operazione andrà avanti, fa sapere Brandelli, fino al riempimento della vasca temporanea. La caratterizzazione di Arpa rappresenta quindi un passaggio chiave dell’intera procedura.
Il presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri ricorda che dopo l’escavo di 5mila metri cubi di materiale, si procederà con le fasi successive, per arrivare a dragare 23mila metri cubi di fanghi». Il primo obiettivo è quello di assicurare l’uscita delle barche in sicurezza entro il termine del fermo pesca, fissato al 29 settembre.