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11 settembre

11 Settembre 2025

Oggi, ma nel 1926, a Roma, nel piazzale di Porta Pia, l’anarchico Gino Lucetti, di 26 anni, tentava, invano, di assassinare il presidente del consiglio dei ministri del regno d’Italia Benito Mussolini colpendo con una bomba a mano Sipe la Lancia Lambda coupè de Ville blindata diretta a Palazzo Chigi. L’esplosione feriva otto passanti mentre l’attentatore, che era giunto appositamente per porre fine alla vita del Duce, anche servendosi della rivoltella fornitagli dall’ardito del popolo Vincenzo Baldazzi da Genzano di Roma, da Marsiglia in Francia dove era fuoruscito come antifascista, veniva prontamente immobilizzato da Ettore Perondi che era tra la folla e quindi consegnato agli agenti di Pubblica sicurezza. Il figlio del fabbro di Predappio cercherà, inutilmente, il complotto internazionale verosimilmente a guida transalpina celato dietro il forte gesto dell’ex marmista di Avenza di Carrara nonché già ardito d’Italia durante la grande guerra, ma almeno ufficialmente ne uscirà fuori solo la soluzione individuale: secondo il più classico degli schemi adottati dai libertari contro il regime in orbace. L’azione tragicomica di Lucetti (nella foto, particolare, riprodotta nella serigrafia a 14 colori realizzata a partire dal 1976 dall’illustratore genovese d’adozione Flavio Costantini), con la granata che rimbalzava sulla vettura presidenziale, s’inseriva però nel quadro dei tentativi, tutti non andati a buon fine, di eliminare fisicamente “M” che porteranno all’emanazione delle “leggi fascistissime”. Ossia: dell’ex deputato socialista unitario Tito Zaniboni, sempre nella Capitale, il 4 novembre 1925, dalla finestra dell’Albergo Dragoni di piazza Colonna; dell’aristocratica dublinese Violet Gibson, ancora nell’Urbe, il 7 aprile 1926, davanti al Campidoglio; del quindicenne presunto anarchico Anteo Zamboni, a Bologna, il 31 ottobre 1926. Con la sentenza numero 20 dell'11 giugno 1927 del Tribunale speciale per la difesa dello Stato, ancora presieduto dal generale Carlo Sanna prima dell’avvento al vertice della struttura repressiva mussoliniana dell’abruzzese Guido Cristini da Guardiagrele, Lucetti sarà condannato a 30 anni di carcere. Mentre era al confino sull’isola di Ischia morirà, a 43 anni, il 17 settembre 1943, colpito da una scheggia di bomba piovuta da un aereo nazista mentre era su una panchina intento a guardare Pozzuoli ancora occupata dai tedeschi. Alla memoria di Lucetti sarà dedicata la brigata partigiana anarchica che opererà nel contesto resistenziale carrarese durante la fase terminale del secondo conflitto mondiale, tra il 1943 e il 1945, come “Battaglione Lucetti”, al comando di Ugo Mazzucchelli da Carrara, classe 1903, avente base operativa nella cava di marmo bianco di Lorano. Tutta la vicenda verrà rievocata nel capitolo “Gino Lucetti, il vendicatore anarchico” nel volume di Mimmo Franzinelli “Colpire Mussolini”, pubblicato da Mondadori, di Milano nel 2025.