Pietrucci: «Il Collegio unico penalizza le aree interne»
Il consigliere regionale del Pd: «L’Abruzzo ha bisogno di una politica solidale, di scelte unitarie Serve creare un nuovo equilibrio con l’area costiera. Questi vogliono una norma per i ricchi»
L’AQUILA. L’etichetta sul Collegio unico, ovviamente non unanime, l’ha trovata il consigliere regionale del partito Democratico, l’aquilano Pierpaolo Pietrucci. (sorride)
«Mi chiama per parlare della nuova legge “per l’area costiera e per i ricchi”?».
La chiamo per parlare della legge sul Collegio unico regionale.
«(sorride di nuovo) Appunto».
Mi sembra di capire che non sia proprio d’accordo.
«Personalmente no, ma va aperta una discussione. Lo faremo nei prossimi giorni nella comunità politica del Partito democratico e poi della coalizione di centro sinistra».
Su cosa?
«Sul fatto che l’Abruzzo ha bisogno di una politica solidale, di scelte unitarie, di un nuovo equilibrio tra l’area costiera e le zone interne, di servizi sanitari pubblici efficienti, scolastici e di trasporto uguali per tutti».
Cosa c’entra la sanità con la legge elettorale?
«Parlo di superare le disparità, gli squilibri, le discriminazioni storiche e quelle che più recentemente si sono accentuate. Una nuova legge elettorale deve servire a quello, non certo ad alimentare divisioni ed emarginazioni come fa la proposta della Legge Marsilio».
Entriamo nel merito?
«Sì, la prima criticità oggettiva è che questa legge penalizza le aree interne, lasciandole davvero in “un mondo a parte”».
Mi sta dicendo che una parte dell’Abruzzo con questa legge potrebbe sparire?
«È ovvio, l'abolizione delle 4 circoscrizioni elettorali provinciali e l'elezione dei candidati solo su base regionale porterà inevitabilmente le aree interne, notoriamente con densità abitativa minore rispetto alla costa, a soccombere rispetto alle popolose province di Pescara e Chieti e della costiera teramana che insieme formano un’area metropolitana di 700mila abitanti».
In che modo?
«Ci saranno più candidati eletti in quell'area che nell'Abruzzo interno, con un evidente squilibrio che accentuerà le discriminazioni che nelle varie legislature sono state pesantissime».
Mi parlava di tre criticità.
«Sì, l’altra è che favorirà i candidati più ricchi. Adesso costi e gestione delle elezioni pesano quasi esclusivamente sui singoli. In un collegio regionale chi potrà permettersi di coprire con eventi, spot, manifesti, banner sulle testate giornalistiche, volantini... l'intero territorio abruzzese? Solo chi avrà una barca di soldi, magari sostenuto da qualche potentato economico a cui poi restituire il favore. Rifiuto categoricamente l’idea della partecipazione politica nelle mani esclusive dei ricchi».
E che mi dice della rappresentanza di genere?
«Questa è la terza, la nuova legge penalizzerà anche le donne».
Come?
«Introducendo la tripla preferenza di genere, inevitabilmente la rappresentanza femminile verrà ridotta. Se infatti oggi la "doppia preferenza" risponde pienamente al principio di parità nelle condizioni di partenza per uomini e donne, altrettanto non accadrà se le preferenze saranno tre. D’altronde tutte le regioni d’Italia, ad eccezione del Molise che ha due province e un unico collegio, hanno leggi elettorali che prevedono la suddivisione per Circoscrizioni provinciali, esattamente come ha l'Abruzzo».
A questo punto diciamo quale sarebbe, secondo lei, il ragionamento da aprire per migliorare la Legge elettorale esistente?
«Prima di tutto si dovrebbe partire dalla possibilità di dare ai cittadini il voto disgiunto del candidato presidente con il candidato consigliere o eventualmente il doppio turno di ballottaggio come avviene per l’elezione diretta dei sindaci».
Su questo si potrebbe trovare convergenza con l’opposizione?
«Sì, oppure si potrebbe valutare la possibilità di un cambiamento dei collegi elettorali che riproponga la ripartizione prevista in quelli parlamentari e che sarebbe più fedele alla nuova ripartizione naturale, quella che si è determinata dopo i terremoti di L’Aquila e Amatrice con la conseguente formazione di due crateri e di normative ad hoc. Questa potrebbe essere una ripartizione e un punto di partenza serio, ma anche questa genererebbe dei problemi sulla provincia di Teramo».
Quindi?
«(sorride)Quindi la ripartizione attuale resta la rotta bussola. Mi permette un’ultima riflessione?»
Ne può fare quante vuole.
«Sto parlando libero da interessi o convenienze personali visto che non mi presenterò alle prossime elezioni regionali e, peraltro, con un discreto consenso elettorale, sarei stato sempre eletto con il collegio su scala regionale. La mia preoccupazione è realmente per i territori dell’Abruzzo interno dove oggi spariscono scuole, medici di base, trasporto pubblico. E dove la mancanza di un’attenta e rafforzata politica regionale pubblica sui servizi, trascinerebbe con sé le sorti di molte comunità».
C’è qualcos’altro di importante da dire?
«Se posso andare anche fuori tema sì».
Vada.
«Mi chiedo come il presidente Marsilio riesca a dedicare le sue energie a modificare la legge elettorale, pur avendo ben altri e più gravi problemi di cui occuparsi, in primis la sanità pubblica, i trasporti, la povertà e lo spopolamento delle zone montane. Sapendo che così distrae la politica regionale dall’affrontare le questioni serie che riguardano la vita reale degli abruzzesi».
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