Processo Fira, Trozzi in lacrime per l'assoluzione

La procura aveva chiesto due anni per l'ex vicepresidente della Fira Vincenzo Trozzi, accusato di associazione per delinquere, ma il gup Marco Bortone l'ha assolto: "Prove incerte"

PESCARA. Scoppia a piangere, Vincenzo Trozzi, quando il giudice dell’udienza preliminare legge la sentenza: «Assolto per tutti i sei capi di imputazione perché il fatto non sussiste, perché non è stato commesso o per prove incerte». Piange di gioia, l’ex presidente della Finanziaria regionale, che ha trascorso 3 mesi agli arresti domiciliari, invischiato nella madre di tutte le inchieste - La Fira - e che oggi viene dichiarato estraneo a quel «comitato d’affari».

Associazione per delinquere, falso, truffa e malversazione: sono le accuse spazzate via per Vincenzo Trozzi, 44 anni, nato a Lama dei Peligni e residente a Chieti. «Un uomo che è stato danneggiato anche professionalmente, che ha perso la consulenza tecnica al tribunale di Chieti, che non ha più incarichi», dice l’avvocato Massimo Cirulli che aveva scelto l’abbreviato per il suo assistito e che sparge zucchero sul giudice Marco Bortone: «Perché non ho mai visto una conoscenza così approfondita delle carte». Una soddisfazione accompagnata da un rammarico, prosegue l’avvocato: «Perché quello che è accaduto a Trozzi, purtroppo, può accadere a tutti, a qualsiasi amministratore pubblico».

UDIENZA LAMPO: ASSOLTO
Vincenzo Trozzi, anche ieri pomeriggio, era in aula. Imputato nel processo della Fira ma anche in quello della Sanità, l’ex vicepresidente della Fira, e genero dell’ex presidente della giunta regionale Giovanni Pace, è stato sempre uno dei più assidui in tribunale. Alle udienze della Sanità, arrivava con Pace e con lui andava via e così, anche ieri, Trozzi è entrato nell’aula 5 alle 15 ed è uscito una mezzoretta dopo. Ha preso la parola per l’ultima dichiarazione spontanea - «signor giudice, sono innocente» - e il giudice Bortone non si è neanche ritirato in camera di consiglio, ma ha scritto la sentenza di assoluzione davanti all’imputato e all’avvocato e, quindi, l’ha letta.

Solo quindici giorni fa, l’accusa formata dal pm Anna Rita Mantini e dal procuratore aggiunto Cristina Tedeschini aveva chiesto due anni di reclusione per Trozzi e la confisca di circa 200 mila euro per il reato di truffa. Era quella la giornata in cui l’inchiesta Fira, la presunta maxi truffa da 16 milioni di euro alla Regione, chiudeva un primo capitolo: il presidente della Fira Giancarlo Masciarelli, «l’uomo alla cabina di regia di un comitato d’affari», patteggiava tre anni e quattro mesi per il processo Fira e anche per quello della Sanità.

CADE IL REATO PIU’ GRAVE
Trozzi è stato arrestato ai domiciliari il 27 ottobre 2006: giorno in cui in carcere finì anche il presidente Vincenzo Masciarelli nell’operazione scattata all’alba e a cui la procura diede il nome di “Bomba” per le sue proporzioni. Dirigenti della Fira, imprenditori, professionisti, membri delle commissioni di valutazione finiti nei guai perché, per l’accusa, avrebbero avallato tra il 2002 e il 2004 l’erogazione di finanziamenti a società che non ne avevano diritto. Un giro di affari da 16 milioni di euro, un bubbone scoppiato che finì per essere il primo atto dell’altra inchiesta cardine della procura di Pescara, quella della Sanità con Ottaviano Del Turco.

Per l’accusa, all’epoca rappresentata dal pm Filippo Guerra, Trozzi, anche in veste di amministratore unico della Pelis srl, era parte di un’associazione per deliquere: «Il beneficiario di una serie di finanziamenti e contribuzioni pubbliche ottenute dalla predisposizione degli artifici e raggiri posti in essere con la collaborazione degli altri associati». Ma per il giudice il «fatto non sussite». L’ex vicepresidente della Fira, per l’accusa, aveva «partecipato al consorzio Innovais presentando alla Regione un’istanza di finanziamento per beneficiare delle agevolazioni perviste per la costruzione di capannoni. Il consorzio», dice l’accusa, «era stato ammesso al finanziamento tramite raggiri, false documentazioni e progetti incompleti». Ma Trozzi è stato dichiarato estraneo anche a questo e al «disegno criminoso ideato da Masciarelli». E aggiunge l’avvocato Cirulli: «L’inchiesta Fira ha migliaia di intercettazioni ma quelle tra Masciarelli e Trozzi sono soltanto due e riguardano l’acquisto di un terreno».

LA PARTITA DELLA SANITA’
L’inchiesta della Fira è legata a doppio filo a quella della Sanità: dai finanziamenti alle cartolarizzazioni e alla sanità privata. Il presidente della finanziaria Masciarelli è uscito di scena da ambedue i processi patteggiando sia per la Fira che per la Sanità. La stessa strada era stata intrapresa dall’avvocato di Trozzi, ma il giudice rigettò l’istanza di riunificazione. «Il giudice non accolse la mia istanza, ma non fa nulla», commenta oggi Cirulli. «Penso soltanto che il processo della Sanità è un’evoluzione di quello della Fira e che quindi sarebbe stato meglio unire i procedimenti proprio perché riguardano gli stessi temi». Così, per Trozzi, la partita continuerà il 13 giugno, data in cui, probabilmente tornerà in tribunale con Pace. E’ infatti quello il giorno in cui il gup Angelo Zaccagnini emetterà la sentenza per Trozzi e Pace, i due imputati nel processo sulla malasanità che devono rispondere di associazione per delinquere, concussione e tentata concussione.

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