Palazzo dei Marmi, sede della Provincia di Pescara. L'inchiesta per assenteismo conta 17 indagati

PESCARA

Provincia e Ambiente, indagato anche il capo del personale 

Pietro Zallocco tra i 17 sospettati di truffa: avrebbe coperto entrate e uscite senza controllo di una stretta collaboratrice

PESCARA. Sono 17 gli indagati per assenteismo nell'inchiesta per truffa aggravata a carico dei dipendenti della società Provincia e Ambiente, interamente partecipata dalla Provincia di Pescara. Fra questi spicca il nome di Pietro Zallocco, figura di spicco della società: direttore e responsabile del personale, una sorta di direttore generale, rimasto anche lui coinvolto nello scandalo che interessa ben 17 dei 22 dipendenti della struttura.
A Zallocco non verrebbero contestate false timbrature del badge o assenze dal servizio non registrate ufficialmente, ma il fatto di aver coperto una sua stretta collaboratrice, permettendole di entrare e uscire senza problemi dall'ufficio per questioni strettamente personali, non legate all'attività d'ufficio. Un malcostume che nasce dunque dal vertice della struttura.
Dal responsabile del personale, che avrebbe dovuto vigilare sul corretto comportamento dei suoi sottoposti, e che invece avrebbe in sostanza autorizzato, verbalmente, la sua collaboratrice, che pure lavorava nello stesso ufficio del personale, a non utilizzare il tesserino marcatempo per le sue uscite personali dall'ufficio.

Il pm Andrea Papalia

Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Andrea Papalia, sono state condotte dai carabinieri che per un lasso di tempo di circa sei mesi (da agosto del 2017 fino a gennaio del 2018), hanno tenuto sotto stretta osservazione tutti i dipendenti di Provincia e Ambiente, registrando ogni loro spostamento nel corso delle ore di servizio durante le quali avrebbero dovuto essere impegnati nel lavoro assegnato a ciascuno di loro. I militari hanno posizionato telecamere nei punti nevralgici dell'ufficio (nei pressi dell'orologio marcatempo), effettuato riprese fotografiche e filmate e persino controllato gli spostamenti delle auto di servizio con delle speciali attrezzature per verificare se gli addetti ai controlli esterni effettivamente si recavano a effettuare le verifiche di legge sul controllo delle caldaie, che rappresenta il lavoro principale di Provincia e Ambiente. E seguendo le auto, i militari avrebbero registrato il fatto che alcuni di loro utilizzavano l'auto di servizio per questioni personali o per andarsene comodamente a mangiare a casa. Una indagine che avrebbe permesso di accertare una lunga serie di illeciti compiuti dai dipendenti che, sistematicamente, si sarebbero allontanati indisturbati dal posto di lavoro per risolvere questioni familiari o semplicemente per andare a passeggio, facendo figurare di essere regolarmente in servizio e dunque percependo l'intera retribuzione mensile, compreso i buoni pasto. E così avrebbe fatto anche la collaboratrice di Zallocco, che peraltro aveva il compito di stilare a fine mese le presenze del personale per consentire ai servizi amministrativi della struttura di erogare lo stipendio. Schede personali compresa la sua, dalla quale non figuravano le uscite non registrate, accertate invece dai carabinieri nel corso delle indagini. I vertici della struttura, con a capo il presidente della società, l'avvocato Fabio Di Paolo, hanno preso subito posizione dopo essere venuti a conoscenza del caso (anche se i carabinieri nell'aprile scorso si erano recati negli uffici per acquisire tutta la documentazione relativa all'utilizzo delle autovetture di servizio). Insieme al presidente della Provincia facente funzioni, Silvina Sarra, il 29 ottobre scorso, Di Paolo ha diffuso una nota congiunta nella quale i due presidenti si dicono pronti a prendere tutti i provvedimenti del caso nei confronti dei dipendenti coinvolti, una volta che la magistratura avrà concluso le sue indagini.

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