Quella notte c’eravamo anche noi
I minuti della tragedia vissuti dalla redazione, dall’incertezza sul momento al senso di rassegnazione davanti alla colonna dei soccorsi bloccata dalla neve
PESCARA. Quel 18 gennaio di sette anni fa c’eravamo anche noi del Centro a Rigopiano. Eravamo arrivati vicino al luogo della tragedia dell’hotel, bloccati come gli altri dalla nevicata sulla strada per Farindola. E inconsapevoli come tanti di quale lunga pagina si stesse per aprire nella storia dell’Abruzzo.
Due redattori inviati - i colleghi Luigi Di Marzio e Simona De Leonardis - un fotografo - Giampiero Lattanzio - all’inseguimento della prima notizia arrivata in redazione: “E’ successo qualcosa nell’hotel di Rigopiano, quello bello col Centro benessere!”. Lunghi minuti di attesa: “Chi può saperne qualcosa di più?”. I soliti giri di controllo, routine per chi affronta la cronaca: la Questura, i carabinieri, il sindaco, i vigili del fuoco. Tra una parola e un’altra si mette su qualcosa, sono solo i primi pezzi di un mosaico gigantesco. Riusciamo a sapere che è stata allertata anche la Protezione civile. Fuori dalla redazione comincia a fare sempre più freddo mentre l’aria dentro è sempre più ferma.
Concentrati su Rigopiano. È allora che arriva la parola che cambia tutto: “Una valanga, c’è stata una valanga!”. Lassù, dove continua a nevicare di brutto. E dove pare si stiano dirigendo i soccorsi, tutti in fila per cercare di arrivare dove - poi sapremo - nessuno è riuscito a fuggire. In un quotidiano bisogna decidere subito se andare e seguire il fatto da vicino, per avere la possibilità di raccontarlo in diretta. L’alternativa è rimanere ad aspettare. Nell’incertezza e con il rischio consapevole di restare anche noi sotto la neve, si decide di partire. Viene preso un computer portatile, i cellulari sono carichi: via, in auto verso l’Hotel.
La redazione aveva giù superato la terribile prova del terremoto dell’Aquila, e dimostrato di essere rodata alle tragedie che ne erano conseguite. Ma davanti a quella lunga colonna di mezzi di soccorso e forze dell’ordine che trova bloccata in strada da un “muro” di due-tre metri di neve prova un senso di rassegnazione e poca speranza.
Da lì facciamo le dirette web. Imbacuccati e con le mani che si ghiacciano mentre tengono il piccolo microfono degli auricolari. Il freddo ci copre, le cariche dei cellulari crollano all’improvviso, mentre la batteria dell’auto dà segni di cedimento. Approfittiamo di un’ambulanza per trovare riparo e un po’ di caldo. La notte è lunga e buia. Quando arriva la turbina? E’ la domanda che rimbalza nel titolo del giornale che intanto viene composto in redazione. Aspettiamo anche le 3 di notte per ribatterlo con qualche altro nuovo elemento. Che purtroppo non cambia la gravità di ciò che nel frattempo abbiamo appreso. Una tragedia, la tragedia di Rigopiano. Ed è solo il primo titolo.